🇪🇺 Trump spaventa l'Ucraina e l'Europa
Gli elettori seguono il Presidente, ma non gli credono fino in fondo. Come reagisce l'Europa? Ci aiutano a capirlo gli amici di Will.
Gli annunci di Donald Trump nel suo primo mese di Presidenza hanno investito non solo gli Stati Uniti, ma anche l’Unione Europea, che si è trovata a gestire con improvvisa urgenza una serie di dossier di grande importanza, fra le minacce di dazi, le uscite sulla NATO e soprattutto la ripresa dei rapporti fra USA e Russia sulla guerra di Ucraina.
In questa puntata di 270, oltre a vedere come di consueto cosa sta accadendo negli Stati Uniti, parliamo anche della reazione dell’Europa, grazie alla collaborazione con Spinelli, la newsletter sull’Unione Europea curata da Will.
L’America è stanca della guerra, ma non crede a Trump
La volontà di Donald Trump di chiudere la questione ucraina nel minor tempo possibile, anche scavalcando l’Unione europea e il governo ucraino, non è una novità. Trump ha sempre detto in campagna elettorale che avrebbe cercato di mettere fine al conflitto molto rapidamente (“in 24 ore”, diceva con un’iperbole), facendo pensare a tutti che avrebbe ascoltato con particolare attenzione i desideri di Vladimir Putin.
Il presidente statunitense finora ha avuto un atteggiamento severo nei confronti di Zelensky, tanto da sostenere pubblicamente che il presidente ucraino sia di fatto un dittatore odiato dal suo popolo, con un gradimento del 4% nel suo Paese (è al 57%, che non sarà il 90% dell’inizio della guerra, ma è molto lontano da ciò che sostiene Trump).
Sugli attacchi a Zelensky i cittadini statunitensi non sembrano seguire Trump. Secondo un sondaggio di YouGov appena un quinto degli elettori (il 22%) pensa che il presidente ucraino sia un dittatore, e paradossalmente sono molti di più (il 41%) coloro che pensano che Trump sia invece un dittatore.
Gli americani hanno anche ben chiaro che a iniziare la guerra è stata la Russia, e non l’Ucraina, come sostiene appena il 6% degli intervistati.
La posizione di Trump sugli sviluppi della guerra è però condivisa dagli elettori: la stanchezza degli Stati Uniti per la guerra in Ucraina è stata registrata da diversi sondaggi. Secondo Gallup, è in costante crescita il numero di americani disposti a chiudere al più presto la guerra fra Russia e Ucraina anche pagando il prezzo di concessioni territoriali alla Russia, piuttosto che continuare a sostenere lo sforzo ucraino per riconquistare i territori persi.
Vuole una rapida fine del conflitto il 74% dell’elettorato repubblicano e il 30% di quello democratico. Entrambe le percentuali sono in costante aumento da un paio d’anni.
A determinare la stanchezza di una parte dell’elettorato è anche e soprattutto la grande mole di aiuti inviati in tre anni di conflitto. Biden ha incontrato sempre maggiori difficoltà a far approvare i sostanziosi pacchetti di aiuti al governo ucraino, ma secondo le stime del Bureau of Political-Military Affairs, dall’inizio del conflitto gli USA hanno fornito all’Ucraina 66 miliardi di dollari in aiuti militari, a cui vanno aggiunti gli aiuti umanitari.
Troppi? Troppo pochi? Secondo un recentissimo sondaggio di Pew Research Center oggi solo il 22% degli statunitensi pensa che gli USA non stiano sostenendo abbastanza l’Ucraina, mentre il 30% pensa che lo stia facendo fin troppo. Il 23% sta nel mezzo. Colpisce, guardando i grafici, come sia cambiata l’opinione dei conservatori.
La questione degli aiuti militari all’Ucraina si inserisce in un dibattito più ampio sul contributo che Stati Uniti e Europa stanno dando al mantenimento dell’ordine mondiale, e più nello specifico sul finanziamento della NATO. Esattamente un anno fa Trump dichiarò che avrebbe invitato la Russia a fare “quel che vuole” con gli Stati che non spendono il 2% del proprio PIL nella difesa, come vorrebbero le regole della NATO. Fra questi c’è anche l’Italia.
Sono però in calo gli statunitensi che ritengono che gli europei dovrebbero spendere di più per la difesa, ma si tratta comunque di un significativo 39% dell’elettorato, secondo Pew Research Center. Il 20% pensa che stiano spendendo il giusto, l’8% che dovrebbero spendere ancora meno. In ogni caso, la maggioranza dei cittadini americani pensa che gli Stati Uniti abbiano ancora la responsabilità di difendere l’Europa, secondo un sondaggio Yougov dello scorso febbraio.
D’altronde gli americani vedono generalmente di buon occhio l’Unione europea. Secondo un’indagine del Pew Research Center nel 2023 il 61% degli statunitensi dichiarava di avere un’opinione favorevole dell’UE, un dato più basso rispetto ai canadesi, ai britannici e a buona parte dei principali elettorati dei Paesi membri dell’Unione (in questo sondaggio il 69% degli italiani ha un’opinione favorevole dell’UE), ma non così lontano.
Anche in questo caso però gli statunitensi si dividono. Gli elettori conservatori sono molto più scettici dei democratici quando si parla di UE.
Le mosse repentine di Donald Trump hanno però preso di sorpresa l’Unione Europea, scavalcata dalle decisioni del presidente americano. Per capire la risposta europea e quali sono le prossime mosse che possiamo aspettarci, abbiamo chiesto agli amici di Will, che con la loro newsletter Spinelli ci aggiornano settimanalmente su quel che succede nell’Unione Europea.
La risposta europea: vertici di emergenza
a cura di Spinelli, la newsletter sull’UE di Will
Mentre gli inviati russi e statunitensi discutevano in Arabia Saudita, due vertici di emergenza sono stati convocati dal presidente francese Emmanuel Macron.
Il primo si è tenuto all'Eliseo, il palazzo presidenziale di Parigi, il 17 febbraio: c’erano i capi di governo di Italia, Germania, Spagna, Danimarca, Paesi Bassi e Polonia, oltre al primo ministro del Regno Unito, al Segretario generale della NATO e ai presidenti di Consiglio e Commissione europea.
Il secondo si è svolto online, con il presidente ad interim della Romania e il primo ministro del Lussemburgo come unici ospiti in presenza e collegati da remoto i rappresentanti di Lituania, Estonia, Lettonia, Finlandia, Cechia, Grecia, Cipro, Bulgaria, Slovenia Croazia, Irlanda, Portogallo, Svezia e Belgio, più Canada e Norvegia.

Sono stati incontri irrituali per la grammatica istituzionale dell’Unione europea, perché non sono avvenuti a Bruxelles, non sono stati convocati dal presidente del Consiglio europeo e soprattutto perché non hanno coinvolto tutti insieme i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri. La sensazione è che il primo sia stato riservato agli Stati e agli alleati più rilevanti dell’UE, il secondo a tutti gli altri.
Come ha spiegato la presidenza francese, si tratta di “riunioni informali” tra “partner interessati alla pace e alla sicurezza in Ucraina e in Europa”.
In sostanza, Paesi che hanno sostenuto l’Ucraina nei tre anni di invasione russa e che ora si vedono ignorati nel negoziato di pace. Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha assicurato che l’Europa sarà parte della trattativa, e ha informato alcuni dei Paesi membri sull’esito del primo giorno di confronto. Ma è chiaro che a prendere le decisioni fondamentali saranno solo Russia e Stati Uniti: nemmeno i rappresentanti ucraini erano presenti al tavolo delle trattative, e ogni rimostranza da parte del presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stata respinta da Trump, che lo ha persino definito “un dittatore”.
La discussione ha riguardato soprattutto due punti: come garantire la sicurezza dell’Ucraina dopo la fine della guerra, e come aumentare la capacità militare degli Stati europei. Non viene nemmeno presa in considerazione l’ipotesi di continuare a sostenere militarmente il governo ucraino senza il supporto degli Stati Uniti. In pratica, l’UE e gli altri Paesi d’Europa accetteranno l’esito del negoziato di pace tra Mosca e Washington.
In ogni caso, non sono state prese decisioni in merito, perché i capi di Stato e di governo hanno intenzioni diverse. C’è chi sarebbe disposto a inviare i propri soldati in Ucraina come garanzia di sicurezza dopo la fine del conflitto (la Francia). C’è chi vorrebbe l’emissione di debito comune europeo per finanziare le spese militari o perlomeno escluderle dal calcolo del deficit e del debito pubblico degli Stati membri (Spagna e Italia).
Ma anche a Parigi si è ripetuto un copione che va spesso in scena a Bruxelles: molte discussioni, diverse proposte sul tavolo, nessuna soluzione condivisa.
Per il momento Macron ha solo annunciato “decisioni nei prossimi mesi e settimane”. Lui e il primo ministro britannico Keir Starmer si recheranno negli Stati Uniti la settimana prossima per discutere con l'amministrazione statunitense del tema.
Gli Stati dell’Unione europea sono invece riusciti a mettersi d’accordo per imporre un nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia, che dovrà essere adottato formalmente dai ministri dei 27 Paesi membri la prossima settimana.
È il sedicesimo da febbraio 2022, e include un divieto totale dell’importazione dell’alluminio dalla Russia, che però entrerà in vigore solo tra un anno (nel frattempo ci sarà un tetto massimo alla quantità importabile).
Allo stesso tempo, verrà vietata l’esportazione dall’UE in Russia di cromo e altri componenti chimici, che servono a produrre macchinari industriali.
Ci saranno restrizioni anche sulla vendita di videogiochi dai Paesi UE alla Russia, dato che console e joystick potrebbero essere riciclati come componenti per il controllo di droni da utilizzare sul campo di battaglia.
Altre entità finanziarie russe saranno aggiunte alla lista di quelle escluse dal sistema di pagamenti internazionale Swift, e tre nuove banche russe avranno il divieto di compiere transazioni con quelle europee.
48 persone e 35 entità entreranno nell'elenco dei soggetti colpiti da sanzioni dell’UE con congelamento di beni e divieto di viaggio nei Paesi membri, mentre saranno sospese le licenze di trasmissione nell’UE per altri otto media russi (quelli principali erano stati già oscurati in precedenza).
A questo punto, ci sono 2.400 individui o società russi sanzionati dall’Unione europea, circa 210 miliardi di euro di asset della Banca centrale russa congelati, e una lunghissima serie di divieti di importazione di merci dalla Russia (tra cui carbone, petrolio greggio, acciaio e diamanti) e di esportazione di merci in Russia (tra cui componenti elettronici, aerei, beni di lusso).
Tutto il resto, dagli USA: il prezzo delle uova, una cosa su cui sono d’accordo Dem e Repubblicani, la fake news di Musk sui morti viventi e cosa sta facendo questo famoso DOGE?
🥚 Le uova sono state utilizzate durante la campagna elettorale come esempio del costo della vita fuori controllo. Se storicamente una dozzina di uova, secondo Trading Economics, fra il 2020 e il 2022 costava fra il dollaro e i 2 dollari, al momento delle elezioni il loro prezzo di aggirava sui 4 dollari. Oggi però costa quasi 8 dollari. Il motivo è soprattutto legato a una scarsità di uova dovuta all’epidemia di aviaria, tanto che alcuni supermercati stanno limitando la quantità di uova che ogni consumatore può acquistare.
🤝 Gli elettori Democratici e Repubblicani hanno opinioni completamente diverse su Donald Trump, comprensibilmente. L’unica cosa su cui sono d’accordo, secondo un sondaggio Yougov che ha testato ben venti attributi che possono descrivere un presidente, è che sia un opportunista.
🧟 Nella sua crociata agli “sprechi” della pubblica amministrazione, Elon Musk ha diffuso su X (e dove se no?) una fake news veramente notevole. Secondo Musk negli USA ci sarebbero circa 20 milioni di ultracentenari dichiarati in vita e che prenderebbero la pensione, incluse alcune migliaia di persone sopra i 200 anni e uno sopra i 300 (nato quindi prima degli Stati Uniti stessi). Ovviamente non è vero, negli USA prendono la pensione circa 51 milioni di anziani di cui meno di 100.000 sono ultracentenari.
☯️ Diciamo molto spesso che una proposta o un personaggio politico divide gli elettori a metà, ma raramente questo è vero come in questo caso. Elon Musk e DOGE stanno tagliando sprechi e inefficienze della pubblica amministrazione oppure stanno tagliando programmi utili? Il sondaggio è di YouGov.
Ulteriori letture
Nate Silver ha proposto un’analisi molto attenta dei sondaggi del 2024, per capire se sono stati precisi o meno. In breve, sono andati bene. La versione estesa è qui.
L’Atlantic scrive che alcune elezioni hanno un effetto selettivo sulle nascite. Ad esempio durante il primo mandato di Trump i Democratici hanno fatto meno figli, e potrebbe succedere di nuovo.