🇺🇸 Speciale: il movimentato primo giorno di Trump
Gli americani si sentono "speranzosi" dopo le parole del Presidente, che ieri ha parlato più al mondo che ai suoi elettori. Cosa pensano gli americani a caldo, fra Panama, deportazioni e generi.
Ieri, alle 18 italiane, Donald Trump è diventato il 47esimo presidente degli Stati Uniti, nella consueta (ma straordinariamente tenutasi al chiuso) cerimonia di insediamento.
Come previsto, non sono mancate le cose di cui parlare. Donald Trump ha fatto un discorso molto duro, che parla ai suoi elettori, ma soprattutto al resto del mondo.
In prima fila ad ascoltarlo c’erano gli uomini più ricchi del mondo, nonché padroni di aziende estremamente influenti, come Amazon, Meta, Google, che hanno parzialmente oscurato i membri del governo di Trump.
Come hanno sottolineato molto i giornali, c’era solo un capo del governo europeo, la premier italiana Giorgia Meloni, che d’altronde in questo momento guida l’unico governo di destra fra i grandi Paesi europei.
Nella stessa serata Donald Trump ha firmato 26 ordini esecutivi (non tutti direttamente eseguibili però) ed Elon Musk ha salutato i sostenitori con quello che quasi tutti hanno interpretato come un saluto romano.
Le parole chiave di Donald Trump
Donald Trump ha tenuto un discorso piuttosto lungo, pronunciando quasi 2.900 parole, il doppio rispetto a otto anni fa.
Rispetto al 2017 sono cambiati anche i toni e i temi, sebbene alcune costanti siano rimaste, a partire dal racconto cupo e apocalittico dell’America di oggi che è chiamato a risollevare con uno schiocco di dita (ha utilizzato il termine “immediately” per introdurre le sue proposte ben cinque volte).
Mentre nel 2017 però aveva parlato molto di temi economici e legati al lavoro, ieri le parole chiave del presidente erano più che altro legate alle relazioni internazionali. Ha nominato sei volte Panama e ha utilizzato cinque volte il tema “foreign” per parlare di confini, gang, terrorismo, dazi.
Fra le parole chiave più utilizzate c’è anche free, per riferirsi al suo progetto di un Paese libero e alla libertà di espressione.
Come otto anni fa, una delle parole chiave del discorso di Donald Trump è stata “dream”, per magnificare i suoi progetti, in linea con il luogo comune dell’American Dream.
Cosa pensano gli americani del discorso di insediamento, a caldo
Ovviamente è ancora presto per avere dati di sondaggio sulle parole pronunciate ieri dal neo presidente americano, ma il Washington Post ha realizzato un focus group dal vivo, ovvero una serie di interviste live a un gruppo ristretto di americani, rappresentativo, per quanto possibile, della popolazione generale. Dei 26 partecipanti, 12 erano elettori di Trump, 10 di Harris.
Il sentimento prevalente, dopo il discorso, è la speranza, ma non mancano sensazioni meno positive come la preoccupazione e il disgusto.
In generale prevale l’ottimismo sui prossimi quattro anni, con anche qualche elettore di Kamala Harris che guarda avanti. L’articolo riporta il commento di Keisha, giovane donna della Florida ed elettrice Dem, che dice “sopravviveremo, non può essere così terribile”.
Fra le singole policies piace l’idea di riprendere il controllo del canale di Panama, il riconoscimento di soli due generi e, seppur con maggior freddezza, le proposte in tema di energia e dazi.
Riguardo a uno dei temi cardine dell’agenda di Trump, l’immigrazione, c’è scetticismo sull’efficacia delle proposte del presidente per il confine con il Messico.
Trump e l’immigrazione, fra proposte e ordini esecutivi
Nei giorni precedenti all’insediamento il New York Times ha pubblicato un sondaggio di Ipsos sulle prospettive della presidenza Trump, soffermandosi su alcuni dei temi cardine della sua campagna elettorale e della sua presidenza, a partire dall’immigrazione.
Ad esempio, notano i sondaggisti, il sostegno alle misure anti-immigrazione promesse da Trump oggi supera ampiamente il consenso elettorale di cui gode il presidente stesso.
Particolarmente popolari sono le misure che riguardano le deportazioni di immigrati irregolari, soprattutto quelli che hanno commesso reati o che sono recentemente arrivati negli Stati Uniti.
Piace, ma con maggiore freddezza, l’idea di deportare tutti gli immigrati irregolari senza distinzioni, mentre non convincono le misure che riguardano i bambini.
Ad esempio solo il 41% degli elettori approva la proposta di modificare lo ius soli, ovvero il principio che dice che chi nasce sul territorio americano è cittadino USA, per escludere i figli di immigrati irregolari.
Fra l’altro proprio questa misura è stata oggetto di un ordine esecutivo di Donald Trump, che però difficilmente potrà avere effetto già da ora, dato che lo ius soli è una misura prevista dal 14esimo emendamento della Costituzione.
Sul fronte dei dazi, promessi ripetutamente in campagna elettorale, per quattro americani su cinque Trump cercherà di aumentare quelli sulle importazioni da Cina e Messico nel corso del suo mandato.
Un’ampia maggioranza, il 69%, pensa anche che Donald Trump utilizzerà la sua seconda presidenza per indagare e perseguire i suoi avversari politici.
Un’idea probabilmente condivisa anche da Joe Biden, che nelle sue ultime ore da presidente, ieri, ha concesso la grazia preventiva ad alcuni suoi parenti e a una serie di personaggi che temeva potessero essere presi di mira da Trump, inclusi Anthony Fauci e i parlamentari e i membri dello staff che facevano parte della Commissione che ha investigato sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021.
Ramaswamy è già fuori dall’amministrazione Trump?
Vi ricordate di DOGE, il dipartimento sull’efficenza del governo che doveva essere guidato da Elon Musk e Vivek Ramaswamy?
Ora sarà guidato solo da Elon Musk, dopo che il CEO di Tesla ha ottenuto l’esclusione del suo collega, molto odiato dall’inner circle di Trump, scrive Politico.
Ci ricorderemo del periodo di Musk e Ramaswamy alla guida di DOGE per questo tweet di Elizabeth Warren.
Secondo lo stesso giornale, ora Ramaswamy potrebbe provare la corsa per diventare governatore dell’Ohio.