🐝 La luna di miele di Trump è già finita?
È soprattutto a causa dell'economia, che rallenta, ma oltre ai dazi non convince neanche la politica estera. Il prezzo delle uova scende, Trump cerca di aiutare Tesla e chiude FiveThirtyEight.
Una cosa che anche molti critici riconoscevano a Donald Trump è che durante la sua prima presidenza l’economia fosse andata molto bene, prima delle difficoltà dovute alla pandemia.
Come sa chi ha seguito 270 durante la campagna elettorale, i principali indicatori economici hanno dato segnali molto positivi anche durante la presidenza di Joe Biden. Il PIL cresceva, i mercati correvano e la disoccupazione rimaneva irrisoria. Ancora oggi solo il 4% della forza lavoro statunitense è disoccupata, ma durante alcune fasi delle ultime due presidenze il dato è sceso anche sotto il 4%, un evento molto insolito anche per la vivacissima economia statunitense.
Nonostante ciò, come sappiamo, il costo della vita è stato uno dei fattori che ha determinato la sconfitta dei Democratici alle elezioni presidenziali, e gli elettori non hanno mai percepito che l’economia stesse vivendo un grande momento.
Come emerge da un report recentemente pubblicato da Ezra Klein, firma di punta del New York Times, l’inflazione era considerata un tema più importante rispetto a qualsiasi altro argomento di cui si è parlato in campagna elettorale, dall’aborto ai debiti degli studenti, con percentuali bulgare.
Figuriamoci ora che neanche il mercato azionario va bene.
Mentre scriviamo, il New York Times riferisce che l’indice S&P500 è sceso dell’8,6% rispetto ai picchi di un mese fa, e del 4% rispetto a inizio gennaio.
Secondo lo stesso articolo del New York Times, fra i motivi della sfiducia dei mercati ci sono anche le politiche intraprese e minacciate da Donald Trump, a partire dai dazi.
In questi primi due mesi di presidenza, Donald Trump ha inserito e talvolta rinviato o cancellato dazi con il Messico, il Canada, l’Unione Europea, la Cina... In risposta anche i suoi rivali commerciali hanno minacciato o applicato dei dazi, in altri casi invece hanno dato seguito ad alcune richieste della Casa Bianca, come maggiori controlli ai confini.
In un paio di mesi abbiamo però capito che fare grandi annunci e poi ritrattare è una delle strategie negoziali preferite di Donald Trump, o almeno così sperano i produttori di vini italiani, minacciati con dazi del 200%.
Se ve lo state chiedendo l’Italia esporta circa due miliardi all’anno di vini negli Stati Uniti.
L’economia pesa sul gradimento di Trump
Nonostante il mandato di Trump sia iniziato da appena due mesi, gli elettori americani hanno già dato segnali di impazienza sulla gestione dell’economia. Secondo un sondaggio di SSRS pubblicato dalla CNN, per la prima volta c’è un’insoddisfazione sul modo in cui Trump sta gestendo l’economia.
Il 56% degli elettori è insoddisfatto, il 44% invece approva. Per fare un confronto, neanche durante la pandemia di Covid che ha caratterizzato l’ultimo anno del primo mandato Trump si è registrata una timida soddisfazione per la gestione dell’economia. Il bilancio fra “approve“ e “disapprove“ non era mai stato negativo durante la prima presidenza Trump.
Il giudizio è espresso con percentuali simili da giovani e anziani, persone benestanti e classi disagiate, ma ovviamente c’è una diversa percezione fra gli elettori di Harris e Trump. Solo il 12% degli elettori del Presidente esprime un giudizio negativo, ma appena il 3% di chi ha votato Kamala Harris è soddisfatto della situazione.
Non è comunque una questione da poco, visto che l’economia è considerata, anche ora, di gran lunga la questione principale che il Paese si ritrova ad affrontare.
E infatti, secondo Nate Silver, che ha inaugurato un tool che misura la media dei giudizi sul Presidente in carica, dopo una primissima luna di miele, il gradimento di Donald Trump è già in fase negativa: 47,5% di approvazione, contro un 49,5% di scontenti.
Non è solo una questione di mercati ed economia, anche su altre voci, come la gestione della politica estera, altro tema caldissimo di questi primi due mesi, anche se molto meno sentito dall’elettorato, prevalgono i giudizi negativi. Secondo il già citato sondaggio di CNN il 58% degli americani non apprezza il modo in cui Trump sta gestendo le questioni internazionali.
I dazi non sembrano più una grande idea, neanche per molti Repubblicani
Grazie a un report di Ipsos per Reuters possiamo anche vedere nel dettaglio cosa pensano gli americani dei dazi, il principale oggetto del contendere quando si parla di economia negli USA.
Solo un terzo degli elettori è disposto ad accettare dazi anche se questi causano un aumento dei prezzi, e anche fra i Repubblicani non c’è particolare entusiasmo. “Solo” il 58% degli intervistati conservatori è disposto ad accettare questa prospettiva.
Mettiamo la parola “solo” fra virgolette perché, anche se si parla di una maggioranza assoluta, siamo abituati a vedere elettorati a compartimenti stagni, con i Repubblicani sempre entusiasti delle politiche di Trump e i Democratici estremamente scettici. In un contesto come questo, con il peso che ha l’economia nei giudizi degli elettori (e soprattutto di quelli del GOP), anche una maggioranza assoluta risicata è un campanello d’allarme da non sottovalutare.
L’aumento dei prezzi non è solo un’ipotesi inserita nella domanda di un sondaggio, secondo la stessa Ipsos infatti il 70% degli americani pensa che sarà questa la conseguenza di questa scelta economica. Da segnalare anche che circa sei repubblicani su dieci pensano che i dazi faranno aumentare il costo dei beni di consumo, come degli alimenti.
Solo il 56% dei Repubblicani pensa inoltre che i dazi statunitensi favoriranno i lavoratori e il 24% pensa che, per fare un bilancio conclusivo, i dazi alla fine faranno più male che bene.
Gli americani simpatizzano per la Russia meno di quanto si creda
In questi giorni Donald Trump sta provando a convincere Russia e Ucraina ad accettare per lo meno una tregua, ma se ne saprà sicuramente di più nei prossimi giorni.
YouGov ha chiesto agli americani molte cose sull’esito che si auspicano per la guerra in Ucraina. Una carrellata di dati interessanti:
Solo il 3% degli americani simpatizza più con la Russia che con l’Ucraina.
Solo il 4% pensa che una vittoria russa sia un esito auspicabile per gli Stati Uniti.
Ma il 43% degli statunitensi pensa che Trump simpatizzi per la Russia.
Solo il 15% degli americani vorrebbero che a fine conflitto la Russia controllasse parte dell’Ucraina.
Ma l’ampia maggioranza dei rispondenti pensa che alla fine la Russia farà delle annessioni territoriali, anche significative (16% almeno la maggior parte del territorio ucraino).
Tutto sommato però gli elettori non sono così disturbati dal modo in cui Trump sta gestendo la vicenda, anche se prevale l’insoddisfazione.
Tutto il resto: il contrabbando di uova, Trump in soccorso di Tesla, DOGE vs USAID e ministero dell’istruzione, le proteste piacciono, ma quelle contro Israele meno. E quando dorme Musk?
🍳 A proposito dei prezzi dei prodotti alimentari, secondo Trading Economy il prezzo delle uova è calato, tornando sui livelli (comunque alti) del periodo delle elezioni. Ciononostante, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, c’è anche chi contrabbanda uova dal Messico e chi le chiede al Veneto.
⚡ Restendo sul tema dei mercati che non se la passano bene, nell’ultimo mese le azioni di Tesla hanno perso oltre un terzo del loro valore, tornando ben al di sotto del livello pre-elettorale. Le Tesla, come dimostrano anche le polemiche nostrane, sono infatti passate dall’essere uno status symbol a essere un prodotto da cui tenersi lontani, per gli elettori progressisti, e non di rado sono oggetto di vandalismo. Donald Trump ha voluto dimostrare la propria vicinanza a Musk in questo momento mettendo su uno show alla Casa Bianca in cui pubblicizza le auto elettriche del suo alleato e ne compra addirittura una. Inoltre per fermare gli attacchi alle Tesla la procuratrice generale Pam Bondi ha ipotizzato che questi atti possano rientrare nella definizione di “terrorismo domestico”.
✂️ A fine febbraio Donald Trump ha praticamente sospeso le attività di USAID, l’agenzia governativa che fornisce, fra le altre cose, assistenza allo sviluppo dei paesi esteri, con operazioni anche di soft power. In una fase in cui l’opinione pubblica statunitense sembra appoggiare una politica “America First” non stupirà più di tanto che secondo i sondaggi USAID sia fra le agenzie governative meno amate. Ma, tornando sul tema dell’antipatia che molti elettori hanno per Musk, l’agenzia che più elettori vorrebbero cancellare è DOGE, quella guidata proprio dal padrone di Tesla, e che si occupa della riduzione della spesa pubblica.
Fra gli altri tagli avviati dalla Casa Bianca c’è anche quello del Ministero dell’istruzione. Anche in questo caso, secondo un sondaggio di YouGov, gli americani prima di rinunciare al ministero dell’istruzione (Department of Education) rinucerebbero più volentieri al DOGE.
✊🏾 L’80% degli americani, secondo YouGov, pensa che gli americani abbiamo giustamente il diritto di protestare contro ciò che ritengono ingiusto.
Ma se anziché di un generico “qualcosa di ingiusto“ l’oggetto della protesta diventa l’operato di Israele a Gaza, solo il 57% dei rispondenti dice che le proteste debbano essere legali. Se ne parla molto perché gli Stati Uniti minacciano di deportare l’attivista palestinese Mahmoud Khalil, e in generale Trump vuole frenare l’attivismo contro Israele nei campus universitari.
😴 Questa è l’ultima cosa che diciamo su Elon Musk in questa puntata di 270, promesso (anche perché siamo quasi alla fine). Da quando ha comprato Twitter, Musk twitta di continuo, di giorno come di notte. Così tanto che, analizzando il suo profilo su X su può anche intuire le sue abitudini di sonno.
🤝🏽 Le grandi aziende americane stanno rapidamente tornando indietro sulle politiche di “diversity, equity and inclusion“, dopo l’entusiasmo, anche di facciata, iniziato nel 2021.
Ulteriori letture
Ha chiuso FiveThirtyEight, lo storico (anche se piuttosto giovane, è stato fondato 17 anni fa) sito di analisi di dati e sondaggi, incentrato soprattutto sulla politica. Come scrive Nate Silver, il suo fondatore, ha cambiato il modo di parlare di sondaggi, e anche noi di Youtrend gli dobbiamo molto (soprattutto chi scrive questa newsletter, che come avrete notato cita 538 continuamente). Quello che però un tempo era un modo innovativo di trattare la politica, oggi è stato adottato anche dai media mainstream, anche assumendo giornalisti e analisti proprio da 538. Sull’impatto e la storia di FiveThiryEight ha scritto un bel post proprio Nate Silver.