✊🏽 AOC: qualcosa si muove a sinistra
La deputata punta al 2028 (ma Senato o Casa Bianca?), gli elettori temono la riforma fiscale di Trump, si è votato in Wisconsin, si vota in Canada, e Giorgia Meloni è volata a Washington.
Quando dopo le elezioni presidenziali abbiamo deciso di rendere mensile questa newsletter eravamo preoccupati per la potenziale mancanza di notizie e sondaggi frequenti su cui scrivere: d’altronde in campagna elettorale succedono moltissime cose interessanti, ma nella quotidianità dell’amministrazione meno.
Evidentemente avevamo sottovalutato il numero di avvenimenti eclatanti che accadono durante la presidenza Trump. Ad esempio, negli ultimi giorni il dibattito sui dazi ha costantemente occupato le prime pagine dei giornali internazionali, ma dall’ultima volta che ci siamo sentiti c’è stato anche lo scandalo del direttore dell’Atlantic inserito per errore in una chat riservata in cui si parlava di segreti militari. Sembra passato un secolo, ma era solo il 25 marzo.
Non solo dazi: anche le tasse di Trump fanno calare i suoi consensi
Il mese scorso vi avevamo salutato con l’esordio del misuratore della popolarità di Donald Trump elaborato da Nate Silver. Nell’ultima newsletter il giudizio medio, calcolato con la media delle varie rilevazioni, era appena diventato di poco negativo. Un mese dopo è ampiamente negativo: -5%.
La luna di miele, complice l’economia traballante, si può dire conclusa dopo meno di tre mesi. Donald Trump ha anche dilapidato la fiducia dei propri elettori. Come sottolinea YouGov, il secondo mandato di Donald Trump è infatti iniziato in modo molto diverso dal primo. Otto anni fa il presidente era visto ancora un po’ come un estraneo da parte dell’elettorato repubblicano, e infatti il tasso di approvazione netto all’inizio della prima presidenza tra gli elettori GOP era del 72%. Sia il secondo mandato di Trump che il primo di Biden sono invece iniziati con un tasso di approvazione netto da parte del proprio elettorato più alto: 91% Trump, 84% Biden. Oggi però questo vantaggio di Trump è evaporato e il gradimento fra gli elettori repubblicani è tornato ai livelli del terzo mese di presidenza nel 2017.
Una cosa simile è avvenuta nel giudizio sul lavoro di Trump sui temi economici, che oggi sono quelli maggiormente al centro del dibattito mediatico (nonché i più sentiti dall’elettorato). Durante quasi tutto il primo mandato dell’attuale Presidente, gli elettori trovavano soddisfacente il modo in cui stava gestendo l’economia e le questioni legate al lavoro. Oggi, dopo appena tre mesi, il giudizio è più negativo di quanto non lo sia mai stato nei primi quattro anni di presidenza Trump.
C’entra ovviamente il giudizio sui dazi, ma non solo quello. Come avevamo approfondito un mese fa, le tariffs volute e poi in parte ridimensionate da Donald Trump non sono popolari nell’elettorato americano, e anche alcuni elettori GOP hanno i loro dubbi.
Intanto tra gli americani prevale nettamente la percezione che nel breve periodo le ricadute saranno negative e che ci sarà un aumento dei prezzi: la pensa così il 76% degli americani. Inoltre, solo il 38% pensa che nel lungo periodo i dazi possano condurre a una crescita economica, mentre il 48% pensa che non ci siano benefici neanche nel tempo. Come sempre c’è una netta separazione fra Dem e Repubblicani, ma fra gli indipendenti prevalgono gli scettici.
Una cosa su cui tutti gli elettori sono abbastanza d’accordo è che Donald Trump abbia una forte influenza sull’andamento del mercato azionario, che oggi non se la passa benissimo, nonostante il parziale rimbalzo dopo l’annuncio del rinvio dei dazi verso l’Unione europea.
L’andamento del mercato azionario è una questione che interessa buona parte della popolazione americana. Il 42% degli statunitensi infatti dichiara di avere soldi investiti (personali o del coniuge) nel mercato azionario, e questo riguarda in misura quasi identica gli elettori di Harris (54%) e di Trump (53%). Questo dato ha un risvolto interessante: chi vota alle elezioni o si identifica in un partito politico è molto più probabile che investa, rispetto a chi segue meno la politica.
L’economia però non si ferma ai dazi: anche su un altro tema, la riduzione delle tasse, comincia a esserci un certo scetticismo fra gli elettori. Il 42% degli intervistati da YouGov pensa che il nuovo budget di Donald Trump li porterà a pagare più tasse, mentre solo il 15% crede a una possibile riduzione.
In generale prevale l’idea che in America i più ricchi paghino poche tasse rispetto a quanto sarebbe giusto e che con la nuovo proposta del Presidente ne pagheranno ancora meno.
Il momento di AOC
Nel fronte dei Democratici intanto si muove qualcosa. Bernie Sanders, storico leader della sinistra americana più volte candidato alle primarie, e Alexandria Ocasio-Cortez (detta AOC), giovane deputata di New York, stanno conducendo una serie di comizi in giro per gli Stati Uniti radunando grandissime folle, anche in stati tradizionalmente repubblicani.
L’idea che si sta facendo la stampa americana è che Alexandria Ocasio-Cortez, da anni stella emergente dell’area più radicale dei Dem, sia pronta al grande salto. Si candiderà alle primarie Dem per le presidenziali? Si candiderà al seggio del Senato per lo Stato di New York? In entrambi i casi c’è tempo per capirlo, visto che entrambe le elezioni si terranno nel 2028 e in mezzo ci saranno le midterm, in cui AOC dovrà difendere il suo seggio alla Camera (ma non ci sono grandi dubbi sul fatto che ce la farà: quest’anno ha vinto nel suo collegio di quasi 40 punti).
Se Alexandria Ocasio-Cortez si candidasse alle primarie Dem per il Senato avrebbe buone probabilità di vittoria, secondo un sondaggio di Data for Progress. In un ipotetico scontro con Chuck Schumer, AOC vincerebbe di quasi 20 punti. Manca ancora tanto alle elezioni, quindi non saltiamo a conclusioni affrettate, ma è un dato significativo, soprattutto perché Schumer è un vero veterano del partito: è senatore per New York dal 1999 e leader dei senatori Dem dal 2017.
Con tutte le precauzioni del caso (mancano tre anni alle primarie presidenziali), la giovane deputata avrebbe anche delle chance nella corsa alla nomination Dem per la Casa Bianca. Secondo Race to the WH, che elabora la media dei vari sondaggi usciti sulle primarie Dem, oggi Ocasio-Cortez e Buttigieg (11,5% e 11,6%) sono i primi dietro a Kamala Harris (27,8%), ma AOC è in grande ascesa.
Secondo un sondaggio di Yale Youth Poll, Ocasio-Cortez avrebbe addirittura il 21,3% delle preferenze, dietro solo a Kamala Harris (27,8%). Entrambe fra l’altro registrano dati molto più alti fra gli elettori giovani.
Ovviamente sappiamo e sapete che durante le primarie il vento cambia nel giro di una settimana e candidati considerati favoriti possono essere spazzati via dopo un paio di risultati deludenti. Quindi, calma.
Tutto il resto: si avvicinano le elezioni in Canada, si è votato in Wisconsin e in Florida, e qual è il giudizio degli americani sulle politiche migratorie di Trump?
🇨🇦 Il 28 aprile si vota per le elezioni federali canadesi, che fino a poco tempo fa sembravano segnate. I Conservatori, di centrodestra, erano molto avanti nei sondaggi, ma dopo l’aggressività dimostrata da Donald Trump nei confronti del Canada - con minacce di annessione e di nuovi dazi - la situazione si è ribaltata. Il 20 gennaio, secondo la media dei sondaggi di CBC News, i Conservatori canadesi avevano 23 punti di vantaggio sui Liberal di centrosinistra. Oggi i Liberali sono invece avanti di 5 punti e hanno ottime probabilità di ottenere una maggioranza autonoma. Nel mentre sono successe anche altre cose, a partire dal passaggio di testimone nella premiership e nella leadership dei Liberali tra Justin Trudeau - a cui Trump si è provocatoriamente riferito più volte come “governatore” - e Mark Carney.

⚖️ Il primo aprile in Wisconsin si è votato per eleggere un giudice della corte suprema locale: si è trattato di un’elezione decisiva per il controllo della maggioranza della corte, in uno stato spesso in bilico e con parlamento e governo guidati da partiti diversi. Ma sinceramente, quante altre volte avete sentito parlare delle elezioni per le corti supreme locali? In questo caso se ne è parlato perché la candidata liberal Susan Crawford ha vinto con un vantaggio di 10 punti nonostante il grande coinvolgimento di Donald Trump e soprattutto Elon Musk (che ha donato circa 20 milioni di dollari e ha visitato lo stato). Un piccolo segnale, ma c’è un po’ di tara da fare: hanno votato 2,3 milioni di elettori, un milione in meno rispetto alla presidenziali.
🗳 Si è votato anche per sostituire due deputati repubblicani eletti in Florida, ovvero Matt Gaetz (che si era dimesso perché accusato di vari reati connessi alle droghe e alla prostituzione) e Michael Waltz (che è diventato consigliere per la sicurezza nazionale). Si trattava di due seggi che i repubblicani avevano vinto con margini oltre i 30 punti, e che sono riusciti a conservare, seppur con un vantaggio molto più limitato (circa 14 punti). Si trattava però di due elezioni dall’esito scontato e con un’affluenza molto bassa, quindi non ne traiamo conclusioni.
📊 Molti sondaggi stimano che gli elettori apprezzino il modo in cui Donald Trump sta gestendo l’immigrazione. Se però si chiede un parere sulle principali proposte e politiche messe in campo dal Presidente, il giudizio cambia molto, come scrive Elliott Morris. Ad esempio l’espulsione di immigrati irregolari che sono negli USA da tanto tempo o che hanno parenti statunitensi non piace affatto.
Ulteriori letture
La scommessa della Silicon Valley su Donald Trump non sta pagando, scrive Nate Silver. Il Washington Post scrive invece della pressione degli ultra miliardari sul Presidente in tema di dazi.
Ieri Giorgia Meloni è stata in visita da Donald Trump, come avrete saputo da giornali e TG. Ma qual è il punto di vista dei media americani? Ecco cosa scrive di questo incontro il New York Times.