🤝 Trump e Harris alla prova del dibattito
L'ex presidente e la vicepresidente in carica si sfidano in un faccia a faccia storico, mentre comincia a calare il "convention bounce" per Harris. Intanto Hunter Biden si è dichiarato colpevole.
Ci siamo: martedì 10 settembre Kamala Harris e Donald Trump si sfideranno in quello che finora è l’unico dibattito televisivo in programma tra i due. Sarà trasmesso in diretta da Philadelphia e ospitato da ABC News con la moderazione di due volti del canale, David Muir e Linsey Davis.
Il dibattito comincerà alle 21:00 di Philadelphia, cioè le 3:00 di notte tra martedì e mercoledì in Italia - ma sappiamo che tra chi ci legge non mancano i nottambuli che lo seguiranno.
Un dibattito tra due candidati presidenti è già di per sé un evento importante, ma lo è ancora di più in considerazione del fatto che è stata proprio la brutta performance di Biden al dibattito del 27 giugno scorso a far montare le pressioni sul presidente in carica affinché si ritirasse - cosa poi effettivamente avvenuta meno di un mese dopo.
Regole del gioco e preparazione
Dopo lunghe negoziazioni, il microfono di ciascun candidato sarà acceso solo nel momento in cui gli spetterà la parola, come già nel dibattito Biden-Trump. Era una regola su cui il team del presidente in carica aveva insistito prima del dibattito del 27 giugno, mentre al contrario il team di Harris avrebbe preferito, per questa volta, i microfoni sempre aperti, per contrastare Trump punto su punto.
Ricorderete forse del resto il dibattito Harris-Pence del 2020, in cui è diventata iconica la sua frase “Mister Vice President, I’m speaking”, in risposta alle continue interruzioni del candidato vicepresidente dei Repubblicani. Il fatto che ora i microfoni di chi non ha diritto di parola siano spenti impedisce di fatto queste interruzioni.
Per il resto il dibattito ha sostanzialmente le stesse regole di quello di giugno: non ci sarà il pubblico in studio, ai candidati non sarà consentito avere appunti e nessun membro dello staff potrà avvicinarsi a loro durante le due pause pubblicitarie previste.
Inoltre, Trump martedì ha vinto un lancio virtuale di una monetina che serviva a determinare il posizionamento sul palco e l'ordine delle dichiarazioni conclusive: Trump ha così scelto di tenere per sé l’ultima dichiarazione conclusiva, mentre Harris - che ha quindi potuto scegliere la posizione sul palco - ha optato per il podio a destra dello schermo.
Sono interessanti le modalità con cui i due candidati si stanno preparando per questo dibattito. Prima di quello del 27 giugno, forse lo ricorderete, Biden si era preparato in maniera minuziosa con simulazioni, giochi di ruolo e studiando risposte a tutti i possibili attacchi di Trump. Per il candidato dei Repubblicani, invece, la preparazione era stata più leggera - o almeno così il suo staff voleva lasciar intendere.
Ora che contro Trump non c’è più Biden ma Harris, cambia qualcosa?
Intanto, Trump ha assoldato in preparazione del dibattito l’ex Dem Tulsi Gabbard - candidata nel 2020 alle primarie contro Biden e Harris, tra gli altri - proprio perché conosce bene il campo avversario. Inoltre, lo staff dell’ex presidente crede che la soluzione migliore sia identificare Harris con alcune delle tematiche in cui Biden è più impopolare, come l’economia e l’immigrazione, per le quali i sondaggi mostravano che Trump era in vantaggio contro il presidente in carica.
Harris, dal canto suo, prima del ritiro di Biden aveva già messo in conto che avrebbe dovuto affrontare in un dibattito il candidato vicepresidente del ticket avversario. Da quando è diventata lei la candidata presidente, insieme al suo staff si è intensificata la preparazione per il dibattito, con anche simulazioni in cui Trump viene interpretato da Philippe Reines, che lo aveva già impersonato nella preparazione ai dibattiti di Hillary Clinton nel 2016.
Chiudiamo con una curiosità: Harris e Trump non sono mai stati così fisicamente vicini come lo saranno al dibattito del 10 settembre. In passato Harris da senatrice si era trovata nello stesso luogo di Trump (il Congresso appunto, per lo State of the Union Address), ma mai così ravvicinata a Trump. Ricorderete infatti che l’ex presidente non si era presentato il 20 gennaio 2021 all’inauguration day.
Cosa dicono i sondaggi?
Passiamo ai dati dei sondaggi, fondamentali per capire come sta andando la campagna.
Partiamo da cosa dicono le rilevazioni attuali sui 7 stati chiave in cui di fatto si decide l’elezione: se scattiamo una fotografia adesso, chi è in testa?
Per la media elaborata dal New York Times, Harris ha 1-2 punti di vantaggio su Trump in Michigan, Wisconsin e Pennsylvania, mentre è pari a Trump col 48% in Nevada, Georgia, North Carolina e Arizona.
Le altre medie più considerate negli Stati Uniti - quella di FiveThirtyEight e quella di Nate Silver - forniscono una fotografia simile; in quest’ultima, è da segnalare che Trump sembra in recupero in cinque dei sette stati chiave, tra i quali forse il più importante, la Pennsylvania, che con i suoi 19 grandi elettori ha buone chances di essere lo stato che farà vincere (o perdere) le presidenziali.
Si potrebbe quindi pensare che la partita sia in discesa per Harris, ma le cose sono un po’ più complesse. Intanto, sempre stando alla media elaborata da Silver, rispetto alla scorsa settimana Trump ha guadagnato terreno in 5 di questi 7 stati.
Inoltre, se al posto della media dei sondaggi attuali consideriamo la previsione dell’esito elettorale in questi battleground states, come fanno i “forecast” dei modelli statistici includendo dati economici e di contesto, le cose si fanno più complesse. Questo perché i sondaggi attuali potrebbero riflettere, almeno in parte, il convention bounce per Kamala Harris, cioè il “rimbalzo” positivo che abitualmente segue le convention, mentre i modelli predittivi provano a proiettarsi già sull’esito del 5 novembre.
Secondo la previsione di FiveThirtyEight, per esempio, per Harris viene stimato un lieve margine di vittoria in Wisconsin (+2,7 punti), in Michigan (+2,2) e in misura minore in Nevada (+0,8), Pennsylvania (+0,7) e Georgia (+0,1), mentre per Trump viene previsto un leggero vantaggio in North Carolina (+0,7) e Arizona (+0,1).
Per il modello predittivo di Nate Silver, invece, sono maggiori le probabilità di vittoria di Trump in tutti questi 7 stati chiave, anche se in Michigan e Wisconsin di pochissimo (in Michigan Trump 50,1% e Harris 49,9%, in Wisconsin Trump 50,3% e Harris 49,7%).
Sul piano nazionale, per il modello predittivo di FiveThirtyEight, in questo momento Harris ha circa il 57% di probabilità di vittoria.
Rispetto a una settimana fa, è diminuito leggermente il numero di simulazioni in cui vince Harris (da 583 a 571 su 1000) ed è invece cresciuto quello di simulazioni in cui vince Trump (da 412 a 425).
Al contrario, per il Silver Bulletin al momento è avanti l’ex presidente, che avrebbe il 60,1% di probabilità di ottenere almeno 270 grandi elettori, mentre per la candidata Dem la probabilità si fermerebbe al 39,7%. Questa differenza si deve al fatto che il modello di Silver “sconta” in automatico circa 2 punti, togliendoli dalla percentuale di Harris, proprio per compensare l’effetto del convention bounce.
Insomma, la corsa è apertissima, e come abbiamo già avuto modo di scrivere non può nemmeno essere escluso lo scenario in cui Harris vince nel voto popolare ma perde tra i grandi elettori, che sono quelli che contano ai fini dell’elezione: secondo FiveThirtyEight c’è un 14% di probabilità che questo accada, mentre per Nate Silver la probabilità è più alta (18,9%). Lo scenario in cui al contrario Trump vince nel voto popolare ma perde nei grandi elettori è invece estremamente improbabile (meno dell’1% tanto per Silver quanto per FiveThirtyEight).
Tutto il resto: Liz Cheney vota per Harris e i parenti nebraskans di Walz per Trump, mentre Hunter Biden si dichiara colpevole
🗳 Liz Cheney ha detto che voterà per Kamala Harris. Figlia di Dick, vicepresidente sotto George W. Bush, tra il 2017 e il 2023 Liz Cheney è stata membro della Camera con i Repubblicani. Tuttavia, dopo aver votato a favore dell’impeachment di Trump dopo l’assalto a Capitol Hill, i rapporti tra i due si sono incrinati al punto che Cheney è stata prima rimossa dalla carica di presidente della House Republican Conference, e poi due anni fa sconfitta dalla candidata trumpiana alle primarie dei Repubblicani per il suo seggio. Ora vota Harris “per via del pericolo che Trump pone”.
👨👩👦👦 Parte della famiglia del candidato vice dei Dem Tim Walz vota per Trump. Walz, governatore del Minnesota, è originario del Nebraska dove ha ancora diversi familiari, e su X è circolata la foto in cui alcuni suoi cugini lontani indossano una maglietta con scritto “Nebraska Walz’s for Trump”.
Non sono parenti stretti comunque, a differenza del fratello di Tim Walz, Jeff, che è “contrario al 100% alla sua ideologia” - del resto non si parlano da 8 anni.
⚖️ Hunter Biden, figlio del presidente, si è dichiarato colpevole in un caso di evasione fiscale, nel tentativo di avere una riduzione della pena per l’accusa di aver sottratto 1,4 milioni di dollari al fisco. Per Donald Trump è invece attesa per il 18 settembre, a meno di un rinvio, l’entità della condanna per il caso Stormy Daniels, per cui è già stato condannato a maggio. Ma ci sono altri tre fronti giudiziari per l’ex presidente: l’assalto a Capitol Hill, il tentato ribaltamento dell’esito del voto in Georgia e i documenti nascosti nella villa di Mar-A-Lago.
Ulteriori letture
Trump, se eletto, intende affidare a Elon Musk la guida di una commissione sull’efficienza governativa. Ne parla Reuters.
Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato il suo endorsement per Harris, anche se sembra più un tentativo di trolling. L’analisi della CNN.
Sul New York Times c’è un interessante reportage sulla campagna di Tim Walz in Pennsylvania.