💸 Quanto costa diventare Presidente?
Nel 2020 Biden ha speso 1,6 miliardi, ma nel 2024 potrebbe servire ancora di più. I sondaggi vanno meglio per il Presidente, ma per gli elettori perderebbe una gara di mangiatori di hot dog con Trump.
Alle prossime elezioni europee ogni candidato ha un limite di spesa per la sua campagna elettorale che si aggira intorno ai 200.000 euro. Tanti? Pochi? Dipende dai punti di vista.
Nella sola campagna per il seggio New York-14 della Camera dei Rappresentanti nel 2020 Ocasio-Cortez e Cummings hanno raccolto più di 30 milioni di dollari (e Cummings non aveva nessuna possibilità di vincere e vogliamo almeno sperare che ne fosse consapevole). Per un seggio al Senato la spesa dei candidati può superare i 200 milioni di dollari.
Parliamo quindi di valori totalmente diversi, e ovviamente le cifre per una campagna presidenziale sono ancora più significative. Nel 2020 Joe Biden ha speso circa 1,6 miliardi di dollari. Donald Trump si è fermato a 1,1 miliardi, che per fare un confronto meno politico è poco più di quanto hanno speso tutte le squadre di Serie A messe insieme nelle ultime due sessioni di mercato.
Insomma, innegabilmente avere tanti tanti soldi da spendere è importante, ma la cosa drammatica, almeno per i candidati, è che non bastano ad assicurarsi la vittoria. Nikki Haley, che non è riuscita a ottenere la nomination fra i Repubblicani, aveva ad esempio già speso circa 133 milioni di dollari.
Oggi Biden è in vantaggio
In questo inizio di campagna elettorale Biden sembra andare più forte con la sua raccolta fondi. Secondo i dati di OpenSecrets.org (sito specializzato proprio nel raccogliere le informazioni sulle spese dei candidati) il Presidente uscente e i gruppi che lo sostengono hanno raccolto 213 milioni di dollari fino ad ora e il team di Biden ne ha spesi circa la metà, anche se a marzo ha aumentato decisamente le spese. Donald Trump invece ne ha raccolti 180 milioni, ma li ha spesi quasi tutti.
Da dove arrivano tutti questi soldi? Un po’ dalle campagne di fundraising dei candidati stessi, che organizzano eventi o inviano richieste di donazioni. Possono essere donazioni milionarie da parte di grandi imprenditori, ma anche piccole donazioni. Ad esempio il 38% del milione di euro raccolto direttamente dalla campagna di Joe Biden nel 2020 era composto da donazioni inferiori ai 200 dollari.
Proprio sulle piccole donazioni è relativamente in difficoltà oggi Donald Trump. Dal 2019 a oggi Trump ha sempre mantenuto un saldo vantaggio su Biden nella raccolta fondi fra i piccoli donatori, ma oggi il divario è molto sottile. C’è da dire che siamo lontani dalla fase in cui la maggior parte degli elettori effettua le proprie donazioni, ma per il candidato GOP è comunque un piccolo campanello d’allarme.
Nell’ambiente sono leggendarie le e-mail continue e minacciose con cui Trump chiede ulteriori sforzi ai suoi sostenitori, ma secondo il Washington Post i suoi consulenti ritengono che le sue richieste abbiamo esasperato i potenziali donatori, a volte facendoli sentire anche in colpa per l’incapacità di continuare a donare.
Ovviamente ci sono anche donazioni di tutt’altro tenore. A inizio aprile la campagna di Donald Trump ha raccolto 50 milioni in un singolo evento tenutosi a Palm Beach, presso la residenza dell’investitore John Paulson. Non abbiamo i dettagli ma siamo abbastanza sicuri che si tratti di donazioni ben superiori ai 200 dollari a testa.
La notizia è arrivata pochi giorni dopo un altro evento da record, questa volta organizzato dalla campagna di Joe Biden, nel quale era stata raggiunta per la prima volta la cifra di 26 milioni di euro raccolti in un singolo evento. Avevano partecipato anche Bill Clinton e Barack Obama, due dei tre ex presidenti Democratici ancora in vita.
C’è anche chi non vuole grandi finanziatori
L’influenza dei soldi nella politica americana non piace affatto agli elettori. Secondo un sondaggio nel 2018 condotto dal Pew Research Center il 77% degli statunitensi vorrebbe porre un limite a quanto singoli donatori o organizzazioni possono spendere.
L’influenza dei soldi nella politica americana è diventata ancora più significativa dopo che la Corte Suprema nel 2010 ha ritenuto incostituzionali i limiti alle donazioni di organizzazioni e aziende, ritenendoli incompatibili con il principio della libertà di espressione.
Questo ha dato vita ai cosiddetti Super PAC, comitati elettorali formalmente indipendenti dai candidati che possono raccogliere qualsiasi cifra da grandi donatori senza grandi rendicontazioni o doveri di trasparenza. Come immaginabile, alla luce anche dei dati che abbiamo mostrato pochi paragrafi fa, questa libertà non è molto apprezzata dagli elettori.
In contrapposizione a questo, è nata la tendenza a rifiutare il contributo dei Super PAC e a fare della propria indipendenza dai grandi donatori un motivo di vanto e di posizionamento politico in campagna elettorale. Significherà magari rinunciare a molti soldi, ma permette di mostrarsi più indipendenti o ortodossi rispetto agli altri candidati.
Ad esempio nel 2020 la campagna di Bernie Sanders raccolse più della metà dei 211 milioni di dollari ottenuti attraverso donazioni sotto i 200 dollari e senza praticamente alcun contributo registrato da Super PAC.
Nella campagna del 2020 di Alexandria Ocasio-Cortez citata all’inizio della newsletter addirittura i contributi di piccoli donatori sfioravano l’80%.
Come spendere male i propri soldi
Il New York Times ha da poco pubblicato un articolo sulle spese più strane sostenute dai candidati in queste elezioni. Ve ne proponiamo alcune, ordinate dalla meno ragionevole a quella forse più accettabile.
🧢 Ryan Binkley, candidato alla presidenza per i repubblicani senza alcuna speranza, ha speso 772.000 (settecentosettantaduemila) dollari in cappellini. Quanti cappellini compri con così tanti soldi? Più i 50.000 di quelli in questa foto.
📺 Tim Scott ha speso 16,8 milioni di dollari in pubblicità televisive, che non sarebbe un brutto modo di spenderli se non fosse che si è ritirato due mesi prima dei caucus dell’Iowa.
🎁 Il sindaco di Miami Francis Suarez ha speso 655 mila dollari in gift card. Se il nome vi dice poco è perché la sua campagna per le primarie del GOP è finita ad agosto, cinque mesi prima dei caucus in Iowa.
💃 Donald Trump, o meglio un Super PAC a suo sostegno, ha dato 218.500 dollari a uno stilista per “consulenze strategiche”.
💇♂️ Un Super PAC a sostegno di DeSantis ha pagato 6.675 dollari a Haus of Beauty, un salone di bellezza di Tallahassee (Florida). Non è chiaro cosa abbiano pagato con questa cifra notevole.
Tutto il resto: inizia un processo a Trump, chi mangerebbe più hot dog fra Trump e Biden, un buon sondaggio per il Presidente
🤏 C’è un nuovo sondaggio di Siena College Polls per il New York Times, con Trump in vantaggio su Biden di un punto. Si tratta di una buona notizia per il Presidente visto che lo stesso istituto appena due mesi fa dava Trump avanti di cinque punti.
👨⚖️ Questa settimana è iniziato il processo a Trump per l’accusa di falsificazione dei rendiconti delle spese elettorali per pagare l’attrice Stormy Daniels, ma le cose vanno a rilento perché non si riescono a trovare giurati che siano considerati super partes o che non si sentano minacciati. Per far parte della giuria occorre rispondere a 42 domande, incluso cosa si pensa dei finanziamenti elettorali (e ora grazie a 270 sarete in grado di dare un’opinione più consapevole) e se si è mai letto un libro di Trump.
🌭 Echelon ha chiesto agli elettori chi fra Biden e Trump sarebbe più in grado di svolgere una serie di attività più o meno quotidiane. Biden sarebbe considerato più credibile per tenere una lezione di cucina per principianti, tenere in ordine la casa mentre siete fuori per il week-end e cambiare un pannolino. Trump invece sarebbe meglio in una infinita lista di attività che include il karaoke, gestire una squadra di fantacalcio, combattere un cane di media taglia e partecipare a una gara di mangiatori di hot dog. Sappiamo che dopo aver saputo questo non vi interesserà più, ma il sondaggio dà in vantaggio Biden alle presidenziali.
🌿 Questo mese è diventato legale il consumo ricreativo di cannabis in Germania. Negli USA è già legale in 24 stati, a cui vanno sommati altri che ne permettono il consumo per motivi medici (non sempre controllatissimi). Ma quanti sono i consumatori abituali? Ben il 9% della popolazione, secondo un sondaggio di Gallup, e si tratta soprattutto di persone che guadagnano poco o che non hanno frequentato l’università.
Altre letture
Il sostegno di Biden a Israele è la questione di politica estera che più ha allontanato i Dem dal proprio presidente, scrive l’Atlantic.
Per evitare guai da Robert F. Kennedy Jr., Joe Biden si sta rivolgendo agli altri Kennedy. Ne scrive il New York Times.