🤰 Perché Trump sta cambiando idea sull'aborto
Il tema diventa sempre più centrale in stati potenzialmente decisivi a partire da Arizona e Florida. Intanto: un americano su cinque non disdegna la violenza. L'ufficio di Sanders è andato a fuoco.
Martedì la Corte Suprema dell’Arizona ha preso una decisione che ha fatto tornare valida una legge del 1864 che proibisce praticamente ogni aborto, senza eccezioni per gravidanze dovute a stupri o incesti, né nei casi in cui la volontà della donna emergesse nelle primissime fasi della gravidanza.
(gli appassionati dei Simpson ricorderanno l’episodio in cui il proibizionismo torna in vigore dopo la riscoperta di una legge vecchia di 200 anni)
L’Arizona si unirà presto ad altri quattordici stati che fino a oggi hanno proibito totalmente o quasi l’interruzione di gravidanza, dopo che nel 2022 la Corte Suprema degli Stati Uniti con la discussa sentenza Dobbs v. Jackson Women's Health Organization ha permesso ai singoli stati di limitare l’accesso all’aborto.
La decisione della Corte dell’Arizona ha fatto molto rumore per diversi motivi, a partire dall’anno della legge che tornerà in vigore (una legge più vecchia di mezzo secolo rispetto allo stesso stato dell’Arizona, anche se più vicina alla data di nascita di Biden di quanto la data di nascita di Biden sia vicina a oggi). Inoltre tutto ciò che accade in stati che possono essere decisivi a novembre - e l’Arizona è in questa lista - viene osservato con un’attenzione particolare.
La decisione potrebbe ritorcersi contro i Repubblicani e infatti Trump corre ai ripari
Nel 2020 Biden ha vinto in Arizona con poco più di 10.000 voti di vantaggio, un margine minimo che rende questo uno degli stati più osservati in vista del 2024. Secondo quasi tutti i commentatori il nuovo divieto di abortire favorirà Biden e i Dem, magari aiutandoli a mobilitare un elettorato moderato e giovane.
Anche Trump si è accorto che questa novità non gioca a suo favore e, pur essendosi vantato più volte di essere l’artefice della cancellazione del diritto federale all’aborto, ha dichiarato che “l’Arizona sta esagerando”.
Ma cosa pensa esattamente Trump sull’aborto? Ha cambiato idea molte volte, da quanto era favorevole alla libertà di scelta negli anni ‘90 a quando si dichiarava “pro-life”. Si è sempre vantato, però, di aver nominato i giudici della Corte Suprema che hanno votato la sentenza del 2022.
Nelle ultime settimane si era detto che volesse proporre un divieto federale oltre la quindicesima o la sedicesima settimana (che è la proposta portata avanti dal movimento pro-life), mentre ora è arrivata una dichiarazione a suo modo molto chiara e molto vaga: decidono gli stati, decidono le persone, ma occorre prevedere eccezioni per i casi di stupro, incesto e rischio per la salute della donna.
Per essere più chiari, ha detto anche che se gli arrivasse sulla scrivania una legge con il divieto di abortire a livello federale, lui non la firmerebbe.
Insomma, l’uomo considerato l’ex Presidente più pro-life della storia recente degli Stati Uniti ora ci tiene a mostrarsi più moderato, più conciliante, spesso chiamando in causa Ronald Reagan (che forse non sarebbe così contento). Una mossa netta verso il centro pensata probabilmente per ridurre il peso del tema in campagna elettorale e smentire l’idea che una vittoria del GOP possa rischiare di produrre ulteriori restrizioni.
Ma come - potreste chiedervi - e gli anti-abortisti? I conservatori, gli evangelici, i repubblicani hardcore? Trump non rischia di perdere loro per guadagnare qualcosa tra i moderati? Trump pensa di no: la sua scommessa è che tanto alla fine gli elettori più di destra lo voteranno comunque.
Se volete ripercorrere la questione vi consigliamo anche una puntata di questa settimana del podcast The Daily.
Quando si vota, il diritto all’aborto ha sempre vinto
L’idea che severe limitazioni al diritto all’aborto non siano apprezzate dall’elettorato e possano costare caro ai Repubblicani non è campata in aria. Dal 2022 a oggi tutti i tentativi referendari di ostacolare il diritto all’aborto sono falliti, mentre gli sforzi per difendere tale diritto hanno sempre avuto successo. In breve, il diritto all’aborto ha vinto tutte le volte che era sulla scheda di un referendum, anche in stati come Montana, Kansas e Kentucky, certo non posti iper-progressisti, anche se in questi casi si parlava di situazioni piuttosto specifiche.
Anche i sondaggi sono piuttosto chiari in merito, anche negli stati in bilico. Ora: che gli elettori della California o del Kansas siano o meno favorevoli al diritto all’aborto non cambia niente in vista di novembre, perché come sappiamo bene la corsa alla Casa Bianca si gioca altrove.
Riprendiamo però il grande sondaggio svolto da Siena College per il New York Times nell’autunno 2023, perché era molto dettagliato e perché i dati di questo istituto sono fra i più affidabili: nei sei principali battleground, mediamente, il 35% degli elettori è favorevole all’aborto in tutti i casi e il 27% nella maggior parte dei casi. Il 20% vorrebbe che fosse illegale nella maggioranza delle situazioni e il 10% vorrebbe che fosse sempre illegale. Sommando, il 62% è a favore del diritto all’aborto. Una larga maggioranza.
L’Arizona è un po’ meno entusiasta del diritto all’aborto rispetto alla media di questi stati (60% favorevoli), ma siamo ben lontani da numeri che possano far pensare che l’iniziativa della Corte Suprema statale possa aiutare i Repubblicani.
Un altro dato che spiega il testacoda di Trump: il 51% degli elettori degli swing states sarebbe contrario a un ban nazionale dalla 15esima settimana (solo il 42% lo approva, e i dati per l’Arizona sono molto simili).
Il punto però non è tanto l’opinione degli americani sul tema in sé, ma invece quanto questo possa essere importante per determinare il voto degli elettori o per mobilitarli. Oggi infatti il diritto all’aborto non è affatto la principale preoccupazione degli elettori (lo indica come questione principale solo il 3% degli elettori secondo una recente indagine di Gallup). Se c’è qualcosa che può cambiare le cose, sono leggi restrittive negli stati chiave o referendum che si terranno in contemporanea alle presidenziali, come accadrà in Florida.
Come sta il diritto all’aborto due anni dopo
Quando la Corte Suprema federale ha dato ai singoli stati la possibilità di legiferare in materia di interruzione di gravidanza senza particolari limiti, molti stati erano pronti con leggi che restringessero il diritto delle donne ad abortire.
Oggi sono quattordici, più l’Arizona, gli stati che hanno introdotto forme di divieto totale o quasi (quelli in rosso scuro sulla mappa).
Noterete una cosa se siete pratici di mappe elettorali americane: tutti gli stati che hanno imposto limiti al diritto all’aborto sono stati tradizionalmente repubblicani, con pochissime eccezioni come la Florida (che è stato uno swing state fino a pochi anni fa, prima di diventare piuttosto saldamente red), ma anche Arizona e Georgia, passati recentemente dall’essere stati repubblicani a essere stati contendibili, dove Biden ha vinto nel 2020.
(Una cosa che spesso ignoriamo, dando dei bacchettoni agli americani: se l’Italia fosse uno stato americano sarebbe anch’essa colorata di rosso chiaro in una mappa del genere, dato che nel nostro Paese l’aborto è consentito - salvo eccezioni - nelle prime 13 settimane, più o meno come Nebraska e North Carolina).
Inoltre ci sono tre stati repubblicani (Iowa, Wyoming e Montana) nei quali l’aborto è consentito solo perché i divieti sono stati bloccati da corti locali.
In più della metà degli stati (27 senza contare i tre sopra citati) l’aborto è quindi protetto dalla legge, spesso da nuove leggi entrate in vigore dopo la sentenza della Corte Suprema del 2022.
Secondo un calcolo del Washington Post oggi il 57% della popolazione negli Stati Uniti vive in stati in cui l’aborto è legale.
Tutto il resto: l’inflazione c’è ancora, il numero dei senzatetto è ancora alto e gli americani che scelgono la violenza
📈 Dall’inizio diciamo che una delle chiavi di Biden sarà far capire agli elettori che l’economia va bene, anche se gli americani per ora non se ne sono accorti. Purtroppo per lui è arrivata una brutta notizia: l’inflazione è più alta del previsto.
🏠 Complici i costi sempre più alti della vita nelle principali città americane sta aumentando anche il numero di senzatetto, specialmente sulle coste. Solo a Los Angeles sono oltre 71 mila, a New York City 88 mila. In alcuni stati come California, Oregon, Vermont e New York costituiscono lo 0,5% della popolazione.
🤜 Un americano su cinque considera ragionevole ricorrere alla violenza per riportare il Paese sulla giusta strada: un numero piuttosto impressionante in vista di un’elezione che rischia di essere molto combattuta e contestata. Fra l’altro nei giorni scorsi un uomo ha appiccato un incendio presso l’ufficio di Bernie Sanders in Vermont, ma fortunatamente nessuno si è fatto male.
🏈 Il 10 aprile è morto O.J. Simpson, campione di football americano noto anche e forse soprattutto per il processo in cui era accusato di aver ucciso l’ex moglie e un amico. Fu dichiarato innocente, ma secondo un recente sondaggio di YouGov più della metà degli americani pensa che fosse colpevole. Ancora oggi, come al tempo, la questione divide bianchi e afroamericani.
Altre letture
Le parole di Donald Trump non sempre descrivono accuratamente la realtà, anzi, spesso Trump dice cose non vere su se stesso e i suoi rivali. Il New York Times ha pubblicato un articolo in cui descrive le tecniche ricorrenti che l’ex Presidente utilizza per mentire nei suoi discorsi.
Gli archivi di uno speechwriter che ha lavorato con JFK e Johnson regalano uno spaccato vivo, intenso e personale della storia americana. Sull’Atlantic Doris Kearns Goodwin ne scrive ricorrendo ai ricordi del marito Richard Goodwin.