🌙 Luna di miele o svolta?
Harris ha recuperato molto nei sondaggi, ma durerà? I rischi che corrono i Dem, la scelta del vice, LeBron & Coco, e Trump che sembra tornato il Trump di una volta
La parola chiave di questa settimana è luna di miele. Tutti guardano i sondaggi per capire se rimpiazzando Biden con Harris i Dem abbiano svoltato la campagna elettorale o se sia solo un momento di particolare entusiasmo dell’elettorato per la vicepresidente, destinato a svanire da un momento all’altro.
Intanto scorrendo le sintesi dei sondaggi usciti negli ultimi giorni si nota che Harris è in vantaggio in molti sondaggi nazionali, una cosa che con Biden ormai accadeva veramente di rado, e anche la media di FiveThirtyEight, tornata online ieri sera, mostra la vicepresidente avanti di circa 1 punto.
Anche l’indice di gradimento della vicepresidente è migliorato in modo improvviso, anche se resta non entusiasmante.
Nei sondaggi Harris sta andando senza dubbio meglio di Biden a livello nazionale, ma non solo: secondo alcuni istituti va bene anche negli stati chiave, quelli che veramente conteranno il 5 novembre.
Lo conferma anche il modello di Nate Silver, che ipotizza una salita di due punti in una settimana a livello nazionale, e ancora di più in alcuni swing states. Con i risultati della tabella qui sotto Harris vincerebbe le elezioni con 270 grandi elettori, ma basterebbe un qualsiasi intoppo in uno stato e vincerebbe Trump. Tutto sul filo, quindi.
Ma sono numeri destinati a durare? Ancora è presto per dirlo: la campagna è stata di fatto resettata dopo il ritiro di Biden, molti non si sono fatti ancora un’idea precisa su Kamala Harris, e tra gli elettori democratici c’è un entusiasmo notevole, ma che non è detto resti acceso fra tre mesi.
Per questo si parla di luna di miele, honeymoon.
I punti deboli di Kamala Harris
Harris ha alcuni vantaggi strategici rispetto a Biden. Per citarne due, non è il presidente in carica in un periodo in cui quasi tutti concordano sul fatto che l’economia vada male (anche se i dati principali che di solito si usano per misurare la situazione economica oggi sono molto positivi) e ha meno di 80 anni (ne compirà 60 due settimane prima delle elezioni).
Ma ha anche tanti potenziali punti deboli per ora appena sfiorati dai rivali durante la campagna elettorale. La BBC ha provato a esaminarne alcuni.
L’ultima volta che abbiamo visto Kamala Harris in campagna elettorale erano le primarie del 2020 (andarono male, si ritirò prima dell’Iowa dopo un inizio promettente nei sondaggi). Harris sostenne posizioni considerate molto di sinistra, dal depotenziamento delle forze dell’ordine all’eliminazione della sanità basata sulle assicurazioni private, fino a posizioni molto libertarie sull’immigrazione illegale.
Erano primarie, e quindi è comprensibile che i candidati si distinguano mostrandosi duri e puri e poco avvezzi al compromesso, ma oggi alcune di queste posizioni, come ad esempio quelle sull’immigrazione, sarebbero difficili da sostenere.
Oggi secondo un sondaggio di HarrisX (solo parzialmente omonimo della candidata), la vicepresidente ha posizioni più di sinistra rispetto a Biden, anche se la maggior parte degli elettori pensa che tutto sommato continuerà la sua agenda (piccolo spoiler sul punto 2).
Riuscirà la candidata alla presidenza dei Dem a staccarsi dalle sue posizioni di quattro anni fa, per parlare anche all’elettorato moderato e indipendente che potrebbe decidere le elezioni?
Intanto la campagna di Trump ha realizzato uno spot sul tema.
Neanche Kamala Harris è caduta da un albero di cocco, per riprendere quel famoso video. Lei è la vicepresidente di Joe Biden, una vicepresidente poco popolare di un presidente molto poco popolare.
Potrebbe essere difficile per lei prendere le distanze dalla incumbency e da quel che ne consegue.
Kamala Harris ha iniziato la sua carriera nel sistema giudiziario, arrivando a essere procuratrice generale in California. Questa fase della sua carriera è attaccata da più parti, a seconda di cosa si voglia evidenziare. Ad esempio per alcuni è stata troppo dura in casi di piccoli reati riguardanti persone di colore, in altri troppo leggera contro persone che poi hanno commesso altri reati. In generale comunque la carriera nella giustizia non è considerata fra le migliori per essere candidati credibili, secondo un sondaggio di Ipsos.
Sicuramente oggi questa parte della sua vita verrà analizzata con inedita attenzione.
Una candidata da ridisegnare
Insomma, Kamala Harris è un personaggio noto al grande pubblico americano, o almeno a chi ragionevolmente va a votare, ma fino a un certo punto.
Rispetto a Biden o Trump è molto meno conosciuta, ma soprattutto sono meno conosciute le sue posizioni politiche. Da un certo punto di vista questo può costituire anche un vantaggio per la candidata, che può crearsi un posizionamento quasi nuovo sulla base del suo obiettivo elettorale.
Ad esempio secondo un sondaggio di NORC per l’Associated Press il 15% degli elettori e il 30% degli indipendenti non saprebbe dire se Harris sarebbe o no una buona presidente. Le opinioni su Trump sono invece molto più definite.
Sarà quindi una fase interessante della campagna, e anche per questo forse Kamala Harris ha speso una cifra record in pubblicità digitali nell’ultima settimana di luglio, quasi 30 milioni di dollari.
La questione della riconoscibilità dei candidati non si ferma solo a Harris, ma è un discorso molto generalizzabile.
Ad esempio secondo un sondaggio di HarrisX un terzo degli americani non ha mai sentito parlare o non si è fatto un’opinione di Marco Rubio, ma le percentuali di “non so, non lo conosco” salgono ancora quando si parla di altri big del Congresso o governatori, come alcuni dei favoriti al ruolo di candidato vice di Harris. Sono sopra il 40% Gavin Newsom, governatore della California, Pete Buttigieg, ministro ed ex candidato alla primarie Dem, il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, per non parlare del senatore dell’Arizona Mark Kelly e della governatrice del Michigan Gretchen Whitmer.
Tutto il resto: il vice di Harris, Lebron & Coco, Trump dice che Harris è diventata improvvisamente nera e l’ossessione di Vance per le donne senza figli
🤝🏻 A proposito di vicepresidenti Dem, la scelta di Kamala Harris pare imminente e secondo un sondaggio di HarrisX i preferiti sarebbero Shapiro e Kelly, che secondo i media sarebbero anche i favoriti.
🏀 Entriamo un po’ nel clima olimpico anche qui a 270. Secondo un sondaggio di YouGov per l’Economist il cestista americano LeBron James, portabandiera degli Stati Uniti nella cerimonia di apertura, è molto popolare, soprattutto fra le persone nere e gli elettori Dem. D’altronde Lebron già nel 2016 sostenne Clinton contro Trump.
Meno nota ma comunque amata è la tennista Coco Gauff, anche lei portabandiera della nazionale a stelle e strisce.
👶 Uno dei temi che animano di più J.D. Vance è quello delle donne senza figli, trattate spesso con parole poco gentili dal candidato vice di Trump (i Dem stanno definendo i Repubblicani “weird” per questa loro ossessione). Negli USA, come in Italia e in buona parte dei paesi sviluppati d’altronde, sempre meno adulti hanno figli e, secondo una recente indagine di Pew Research, sempre più adulti senza figli dicono di rinunciarci per scelta.
🧑🏿🤝🧑🏿 Trump è stato intervistato dall’associazione dei giornalisti neri (NABJ) e non è andata molto bene.
Fra i momenti già cult c’è una risposta sull’identificazione razziale di Kamala Harris (“non sapevo fosse nera […] lo è diventata all’improvviso”, andate al sesto minuto se non ci credete) e sugli immigrati che rubano i “black jobs”, uscita su cui ha ironizzato anche Simone Biles.
Intanto voi non cambiate colore all’improvviso per favore.
Ulteriori letture
Immaginate di creare un complesso sistema statistico per prevedere l’esito delle elezioni e poi cambia all’improvviso un candidato. Cosa si fa? Ce lo spiega Nate Silver.
Forse avrete sentito parlare del Project 2025, un programma politico di estrema destra proposto da una fondazione e scritto da molti sostenitori o ex collaboratori di Trump nel suo mandato presidenziale. Il Washington Post spiega perché se ne parla tanto.