🥥 La sorpresa che Trump temeva?
Sarà Harris vs Trump, e cambia tutto. Kamala è partita bene, ma quanto dobbiamo credere all'hype? C'è qualche dubbio su JD Vance, Musk ha cambiato idea sui soldi a Trump e... vi ricordate Joe Manchin?
Forse l’avrete sentito: il candidato democratico alla presidenza non è più Joe Biden, ma Kamala Harris.
Era nell’aria, dal dibattito di un mese fa si parlava di un possibile ritiro di Biden, le pressioni dei leader democratici e dei finanziatori diventavano sempre più pressanti, e la scorsa settimana erano iniziati a uscire articoli secondo i quali Biden ci stava pensando. Così è stato.
La cosa che sorprende di più, casomai, è che la ricerca del sostituto sia durata così poco.
Il rischio di una convention aperta, con migliaia di delegati da tutto il Paese incapaci di accordarsi su un candidato, alimentando divisioni, contrasti e facendo perdere ulteriore tempo ai Dem, era dietro l’angolo.
L’endorsement di Joe Biden ha semplificato tutto, anche perché è stato seguito molto rapidamente da quelli della famiglia Clinton, dei leader del partito, di tutti i governatori e di quasi tutti i parlamentari, inclusi i papabili sfidanti e i più convinti sostenitori della permanenza di Biden.
In ogni caso, nel giro di 48 ore è stato molto chiaro che chiunque avesse voluto sfidare Kamala Harris avrebbe avuto la strada molto in salita. Paradossalmente, anche se non è la candidata ufficiale, secondo le agenzie di scommesse la candidatura di Harris per i Dem oggi è più certa di quanto non lo sia mai stata quella di Biden.
Ovviamente stiamo misurando una cosa non misurabile, ma rende l’idea.
In ogni caso, vista la situazione inedita, i Dem stanno cercando di anticipare la votazione che eleggerà ufficialmente Kamala Harris candidata del partito alle prossime presidenziali.
Kamala Harris, l’entusiasmo (per ora)
Le prime ore di campagna elettorale di Kamala Harris non potevano andare meglio. Non solo ha raccolto gli endorsement di quasi ogni Democratico rilevante e della pop star del momento (o una delle pop star del momento, visto che i Dem aspettano ancora l’endorsement di Taylor Swift), ma ha stabilito anche un nuovo record nella raccolta di fondi, mettendo insieme 81 milioni di dollari di donazioni in 24 ore.
Secondo i dati di ActBlue, un’organizzazione no profit che raccoglie piccole donazioni per il Partito Democratico, questa settimana è già la più redditizia per il partito dall’inizio della campagna elettorale (abbondantemente) ed è paragonabile alle settimane appena precedenti le presidenziali del 2020.
Gli “indicatori” segnalano un certo entusiasmo nella base Dem, confermato anche dal nervosismo del fronte Repubblicano, che dopo aver chiesto un passo indietro di Biden oggi si chiede se il cambio di candidato sia legale, ma soprattutto se la campagna fatta fino a ora sia da reinventare o se siano state fatte scelte sbagliate, a partire dal vicepresidente.
Anche alcuni dei primi sondaggi post ritiro di Biden sono piuttosto incoraggianti per i Dem. Al momento sono usciti cinque sondaggi nazionali condotti interamente dopo la notizia della rinuncia di Biden, più un sondaggio di Emerson College sui cinque principali stati chiave.
Ipsos nel suo ultimo sondaggio per Reuters stima Harris avanti di quattro punti in uno scenario in cui c’è anche Kennedy fra i candidati, mentre il vantaggio della nuova candidata Dem sarebbe solo di due punti in un duello con Trump. Il titolo dà maggiore risalto a questo scenario anche perché sembra che la campagna di Kennedy sia sempre più in alto mare e quindi c’è il legittimo sospetto che il 5 novembre i suoi consensi possano essere molto ridimensionati rispetto alle stime attuali (la media di Fivethirtyeight prima del ritiro di Biden lo dava al 9%). Una settimana fa Ipsos dava, nello scenario con tutti i candidati, Harris pari a Trump e Biden dietro di un punto.
Secondo Marist College Harris sarebbe pari a Trump nello scenario con tutti i candidati, incluso Kennedy, e dietro di uno nel duello con il rivale del GOP.
Per il sondaggio Siena College per il New York Times Harris e Trump sono invece appaiati al 42% in uno scenario con anche altri candidati, mentre Trump è davanti a Harris di due punti (48% vs 46%) nello scenario a due. In un altro sondaggio SRSS per la CNN Trump (49%) è avanti di 3 punti su Harris (46%), mentre per Morning Consult Harris (46%) ha un punto in più di Trump (45%).
Come sempre ricordiamo però che le elezioni statunitensi si decidono stato per stato e non è detto che chi conquista più voti a livello nazionale vinca le elezioni. L’unico sondaggio completamente svolto dopo il ritiro di Biden che stima la situazione negli stati chiave è quello di Emerson College, che ipotizza sfide molto combattute, più di quanto non lo fossero quando il candidato Dem era Biden.
Per orientarsi: considerando il Nevada e il North Carolina in mano ai Repubblicani e l’Arizona difficile da riconquistare, a Harris “basterebbe” vincere in Pennsylvania e in due stati fra Georgia, Michigan e Wisconsin per diventare Presidente.
Kamala Harris, la cautela
Ovviamente è ancora presto per dire che l’inerzia della corsa sia cambiata del tutto. Eventi come un cambio di candidato in corsa, ma anche come le convention, gli attentati o i dibattiti (solo per citare cose accadute nell’ultimo mese), possono creare movimenti nei sondaggi che però sono dettati quasi esclusivamente dall’attualità e della maggiore esposizione mediatica di un candidato rispetto all’altro. In questi casi si parla di “bounce” e non è detto che durino.
In un memo per il team della campagna di Donald Trump, Tony Fabrizio (il principale sondaggista di Trump) scrive proprio questo: la grande esposizione mediatica e la narrazione entusiastica attorno a Harris potrebbe portare alla pubblicazione di sondaggi in cui è data per favorita, ma prima o poi la luna di miele finirà e riemergerà lo scontento degli elettori per le politiche messe in campo dai Dem e l’andamento dell’economia.
Si tratta di uno scenario plausibile. Da un lato infatti è vero che lo scontento per Joe Biden aveva portato i Dem abbastanza lontani dalla vittoria il 5 novembre, e quindi che un cambio di candidato potrebbe effettivamente aiutarli anche nel lungo periodo, ma è anche vero che Kamala Harris non è particolarmente popolare, anzi (e l’amministrazione Biden non ha fatto moltissimo per renderla più nota o apprezzata negli scorsi anni).
Rispetto a Trump, secondo un sondaggio di YouGov, Kamala Harris è considerata più onesta e compassionevole, ma ha anche diversi punti deboli. Ad esempio è considerata meno competente e meno carismatica.
Tutto il resto: Musk, Trump, Manchin… ci ripensano tutti. Il vice di Harris e il discorso di Biden
💸 La settimana scorsa vi avevamo riportato la notizia di Elon Musk che intendeva donare 45 milioni a Trump ogni mese. Musk ha voluto precisare che i soldi andranno a un Super PAC, non al candidato, anche se comunque si tratta di un’organizzazione che sostiene soprattutto candidati repubblicani.
👎 Abbiamo accennato ai possibili dubbi dei Repubblicani sulla scelta di Vance per candidato vice di Trump, una decisione che sembra indirizzata dalla volontà di cercare un erede più che un candidato che aiuti effettivamente il GOP a riconquistare la Casa Bianca. Secondo la CNN Vance è il candidato vice più impopolare dopo la nomina da quando viene raccolto questo dato.
🔎 A proposito di vice, come abbiamo detto parlando del GOP, spesso i vicepresidenti vengono scelti per compensare i punti deboli del candidato presidente. Ecco perché la lista dei papabili candidati vice di Kamala Harris include quasi esclusivamente uomini bianchi del Midwest (o di altri stati chiave come Arizona e North Carolina).
🏳️ Vi ricordate quando in autunno si parlava di una possibile candidatura da indipendente di Joe Manchin, il senatore ex Dem del West Virginia? Non è andato da nessuna parte, ma per qualche ora - o qualche minuto - ha fatto pensare che volesse contendere la nomination dei Democratici a Kamala Harris. Inutile specificare come è andata.
📺 Nella notte fra mercoledì e giovedì Joe Biden ha rivolto un breve discorso alla nazione in cui ha spiegato il suo ritiro e difeso i risultati raggiunti durante la sua presidenza. Ha anche spiegato che serve dare voce alle nuove generazioni, e questo sarà un tema di queste prime settimane. I 78 anni di Trump saranno un problema maggiore ora che il suo rivale non ha più 81 anni?
😮 Salvo sorprese a questo punto veramente eccessive, queste saranno le prime presidenziali dal 1976 in cui non sono candidati né Joe Biden, né un membro della famiglia Clinton o Bush. Sì, sembra strano ma abbiamo controllato.
Ulteriori letture
Chi è Kamala Harris? La CNN ne racconta la storia partendo proprio dall’inizio.
Il cambio di candidato cambia molto la campagna. Chi è ora il candidato del cambiamento? E si tornerà a parlare di temi? Nate Cohn prova a fare delle ipotesi sul New York Times.
La decisione di Biden è stata guidata anche dai sondaggi. Il retroscena della CNN sulle ultime ore della candidatura del Presidente in carica.