🏀 Elon Musk irrompe nella sfida più incerta di sempre
L'uomo più ricco del mondo è sempre più trumpiano e divisivo, ma meno amato. Un'elezione incerta come una sfida all'ultimo canestro e tante idee regalo a tema Trump (incluse le maschere per il viso).
Il 5 ottobre Donald Trump è tornato a parlare a Butler, Pennsylvania, dove il 13 luglio era stato vittima di un attentato durante un comizio.
A un certo punto è intervenuto anche un personaggio di cui parliamo con una frequenza significativa in questa newsletter, nonostante non sia candidato a nessuna carica e non ne ricopra alcuna: Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo.
Musk ha tenuto un discorso di circa 6 minuti la cui sintesi è: se vincono i Democratici la democrazia è in pericolo, ci vogliono togliere la libertà di espressione, di diritto portare armi e il diritto di voto.
Introducendosi si è definito - non è chiarissimo quanto seriamente - non solo MAGA (ovvero un aderente al movimento di Trump) ma un dark MAGA, facendo riferimento a un movimento nato online attraverso i meme che promuove una visione più autoritaria ed estremista del trumpismo.
Il rapido avvicinamento di Musk a Trump
Che Elon Musk sostenesse i repubblicani lo sapevamo da tempo: aveva già invitato a votare il partito della destra statunitense nelle midterm del 2022, ma fino a pochi mesi fa si era tenuto lontano da Donald Trump.
Nel 2022 Musk aveva consigliato a Trump di appendere il cappello al chiodo e navigare verso il tramonto (fuori di metafora, ritirarsi). L’ex presidente aveva reagito sostenendo che Musk mentisse sul suo avvicinamento solo recente ai Repubblicani, dato che gli aveva confessato di averlo votato nel 2016. Decidete pure da soli a chi credere.
Anche alle primarie del Partito Repubblicano aveva sostenuto altri candidati, in primis Ron DeSantis, colui che tutti inizialmente avevano inquadrato come il vero sfidante di Trump. Aveva anche manifestato simpatie per l’imprenditore Vivek Ramaswamy, ma come forse ricorderete entrambi si sono ritirati dalle primarie dopo la prima sfida, quella in Iowa, per poi sostenere Donald Trump.
Ricorderete anche che Ron DeSantis aveva annunciato la propria candidatura alle primarie proprio su Twitter, appena comprato da Elon Musk, in una diretta tempestata da problemi tecnici che disse molto sia sulla campagna di DeSantis che sul funzionamento del social media di Musk. Fra l’altro DeSantis aveva aiutato Musk ad acquistare Twitter, mentre Trump aveva “scommesso” sul fallimento dell’operazione.
Negli ultimi mesi però Elon Musk si è riscoperto grande ammiratore di Trump, sostenendolo esplicitamente, diffondendo le sue posizioni politiche e infine partecipando ai suoi eventi vestendo con il suo merchandising ufficiale.
In questa settimana si era parlato di lui anche per una battuta in cui ride divertito dell’eventuale uccisione di Kamala Harris o Joe Biden, dopo che già meno di un mese fa aveva cancellato un tweet in cui si chiedeva come mai nessuno stesse provando a uccidere Biden o Harris.
Secondo una serie di sondaggi della NBC, questo spostamento sempre più a destra di Elon Musk porta a un deterioramento della sua immagine, ma soprattutto a una polarizzazione delle opinioni su di lui.
La percentuale di statunitensi che afferma di avere un’opinione negativa di Elon Musk è raddoppiata, a fronte di un aumento meno significativo di chi afferma di guardare positivamente all’imprenditore.
Questo per effetto della crescente stima che raccoglie fra gli elettori repubblicani, a fronte di un peggioramento drastico della sua immagine fra gli elettori Dem.
Come osserva Jeff Horwitt, uno dei sondaggisti dietro la ricerca, non sono numeri che uno si aspetterebbe da una persona fuori dalla politica. “Se cancelli l’etichetta del nome, diresti che si tratta dei dati su un politico repubblicano”.
Make your Christmas great again
Mancano due mesi e mezzo a Natale ma perché non avvantaggiarsi?
Scrivendo questa newsletter a un certo punto ci siamo chiesti se il cappellino MAGA nero di Elon Musk fosse un prodotto ufficiale o no. Lo è, ma per sbaglio siamo finiti sul sito dello store personale di Donald Trump, non di quello della sua campagna (anche se qualche articolo a tema politico c’è).
Ecco cosa abbiamo trovato:
Una fiaschetta ricamata all’uncinetto. La descrizione precisa che la pelle è italiana. 68 dollari.
Una riproduzione in vetro della sede di un campo da golf di Trump, come ornamento per l’albero di Natale (ve l’abbiamo detto che non è mai troppo presto). 82 dollari.
Una maschera per il viso che onestamente non abbiamo capito se porti il nome di Trump da qualche parte o come sia connessa alla sua persona. 112 dollari.
Stampini in silicone per il ghiaccio, che imprimono il nome di Trump sui cubetti. 24 dollari.
Una sfida più combattuta che mai
Da tempo i vari analisti insistono sul fatto che la sfida fra Donald Trump e Kamala Harris sia la più incerta da sempre. In questi giorni sono stati aggiornati i modelli predittivi di vari istituti, e tutti attribuiscono ai due candidati praticamente le stesse probabilità di vittoria. In questo momento il modello migliore per Kamala Harris è quello di Metaculus (55% di probabilità di successo), il migliore per Trump è quello di Polymarket (55%). Sia FiveThirtyEight che Nate Silver danno a Harris il 53% circa di probabilità di vittoria.
Ovviamente questi numeri non vanno letti come quelli di un sondaggio, in cui un vantaggio 55% a 45% è piuttosto rassicurante. Quando si parla di probabilità, margini di questo tipo significano, banalmente, che è praticamente un lancio di moneta.
Lo spiega con un esempio Nate Silver: in una partita di basket a due minuti dalla fine, con un punteggio pari chi ha il possesso di palla ha il 57% di possibilità di vittoria, eppure ci sembra più facile considerare il risultato estremamente in bilico. Ma se la squadra in possesso è in vantaggio di un punto le probabilità schizzano al 69%. Ecco perché tutte le previsioni di cui abbiamo appena parlato descrivono eventi incertissimi.
Che sia un complotto dei sondaggisti, si chiede un sondaggista?
Tutto il resto: sondaggi buoni per Harris e per Trump, la Florida e l’uragano Milton, gli elettori fedeli e un record di raccolta fondi
↕️ Un nuovo sondaggio di Siena College per il New York Times stima Kamala Harris in vantaggio di tre punti a livello nazionale: è una boccata d’ossigeno per la candidata Dem rispetto alle ultime rilevazioni di Siena, che davano i due candidati appaiati. Negli ultimi giorni però sono usciti alcuni sondaggi come Quinnipiac (che dà Trump avanti in Michigan e Wisconsin) e Emerson College (che dà Harris avanti solo in Nevada, fra gli swing states) molto favorevoli a Trump.
Oggi la media del sondaggi secondo FiveThirtyEight è questa, con Trump che recupera proprio in Michigan e Wisconsin.
🍊 Il New York Times ha pubblicato altri due sondaggi di Siena College, uno sul Texas (Trump +6%) e uno sulla Florida, che, in controtendenza con ogni altra rilevazione recente, considera Trump in vantaggio di ben 14 punti, moltissimi. A esserne sorpresi sono in primo luogo gli analisti del NYT.
🌪️ L’uragano Milton che ha investito parte della Florida ha costretto molte persone a lasciare casa per questioni di sicurezza (sono morte almeno 16 persone). Ma quanti possono permettersi di lasciare casa per diversi giorni in casi del genere? Circa il 65% della popolazione, secondo un sondaggio di YouGov.
💰 Il New York Times riporta che la campagna di Kamala Harris ha raccolto, da quando è candidata, un miliardo di dollari. Un record, più di quanto Donald Trump ha raccolto in tutto il 2024.
🫂 Trump e Harris per ora sono stati entrambi in grado di riconquistare il sostegno di chi ha votato rispettivamente Trump e Biden nel 2020, secondo Pew Research Center. Inoltre quasi nessuno che abbia votato lo stesso partito nelle ultime due presidenziali ha intenzione di cambiare idea nel 2024.
Ulteriori letture
Diamo per scontato che nelle aree rurali i Repubblicani vadano bene e i Democratici male (e infatti tendenzialmente è così), ma perché? E cosa stanno facendo i partiti per conquistare le aree interne del Paese? Si ascolta su Run Up.
Le difficoltà dei Democratici in Michigan riguardano molto anche il voto degli elettori afroamericani e di origine araba, soprattutto dopo l’esplosione del conflitto in Medio Oriente. Ne scrive FiveThirtyEight.