😵💫 Che succede ai sondaggi?
Un sondaggio del New York Times apparentemente negativo per Harris potrebbe raccontare una storia molto diversa (e più grande) su queste elezioni. Il Papa è indeciso, Billie Eilish no.
Dall’inizio della campagna elettorale abbiamo letto i sondaggi nazionali dando per scontato che Donald Trump avrebbe grandi possibilità di vincere le elezioni anche prendendo pochi milioni di voti in meno dei Dem, come successo nel 2016 e come quasi successo anche nel 2020. Oggi però alcuni numeri suggeriscono maggiore cautela. E paradossalmente il sondaggio che ha fatto venire questo dubbio è dell’istituto più favorevole a Trump da un po’ di tempo.
Due settimane fa il New York Times aveva pubblicato un sondaggio condotto da Siena College con un esito peculiare: Trump avanti di un punto a livello nazionale. Ieri è uscito un nuovo sondaggio dello stesso istituto per la stessa testata con i due candidati appaiati.
Trump è davvero avvantaggiato dal sistema elettorale?
Per Trump è sicuramente una buona notizia, dato che ultimamente i sondaggi che lo danno avanti a livello nazionale sono pochi e soprattutto alla luce di quanto detto in apertura: nelle ultime due elezioni la legge elettorale l’ha favorito, molto, e si dava per scontato che l’avrebbe favorito anche a novembre, almeno sulla base dei sondaggi usciti fino a ora.
Ecco, forse non è così vero.
Allo stesso tempo infatti il sondaggio di Siena College stime Kamala Harris avanti in Pennsylvania (stato sui cui è stato condotto praticamente un sondaggio a parte) di ben quattro punti.
I numeri suggerirebbero dunque che Harris vada meglio negli stati chiave, almeno quelli del nord (Michigan, Wisconsin e Pennsylvania) che a livello nazionale.
Si tratterebbe di un ribaltamento della situazione vista nelle ultime elezioni e in gran parte dei sondaggi precedenti, ma secondo Nate Cohn non è una vera e propria novità, dato che già un anno fa c’erano segnali di questa piccola “rivoluzione elettorale”.
Nel 2016 e nel 2020 infatti Trump era andato molto meglio nel cosiddetto “tipping point state” (lo stato che consente al vincitore di raggiungere i 270 grandi elettori) rispetto alla media nazionale, e quindi si può stimare che godesse di un grande vantaggio dato dal sistema elettorale. Nel 2023 questo vantaggio sembra molto diminuito, oggi forse non esiste più, scrive Cohn.
Se è vero che tutte le principali medie di sondaggi stimano Harris avanti saldamente nel risultato nazionale (3,3% per FiveThirtyEight, 3,1% per Nate Silver, 2% per il New York Times) fino a ora abbiamo visto sondaggi più combattuti negli stati chiave.
Nate Cohn sostiene però che questo possa essere dovuto in parte all’abbondanza di sondaggi di scarsa qualità (che vengono contati nelle medie, ma di norma pesano meno). Isolando i sondaggi considerati storicamente più attendibili, nota Cohn, ultimamente ne stanno uscendo di favorevoli a Trump a livello nazionale, ma di favorevoli a Harris a livello di stati.
Ad esempio in settimana è uscito anche un sondaggio della Quinnipiac University sulla Rust Belt (gli stati in bilico del nord) con Harris avanti di quasi 6 punti in Pennsylvania e 5 in Michigan, un divario molto più netto rispetto a quello stimato da altri istituti nelle ultime settimane.
E forse possiamo inserire in questo discorso anche il sondaggio di Selzer & Co. in Iowa. Selzer, attivo soprattutto in Iowa, è uno degli istituti più rispettati in America, ma dato che l’Iowa non è più uno stato conteso (Trump ha vinto rispettivamente di 10 e 8 punti nelle ultime due elezioni) se ne parla solo quando ci sono le importantissime primarie in inverno. Questa settimana però è uscito un sondaggio che dà Trump avanti solo di 4 punti, contro i 18 stimati su Biden a inizio giugno e gli 11 stimati un anno prima del voto.
Non che i Dem debbano vincere in Iowa, ma se si confermasse la tendenza di uno spostamento a sinistra degli stati del Midwest vorrebbe dire che stiamo assistendo a un importante cambiamento nel modo in cui leggiamo i sondaggi di queste presidenziali.
Il Papa incerto e il voto dei cattolici
La settimana scorsa sono arrivate anche in Italia le parole di Papa Francesco, che diceva di non saper scegliere fra Trump ed Harris, entrambi considerati candidati contro la vita, chi per le proprie posizioni sui migranti, chi per le proprie posizioni sull’aborto (non ha abbinato i candidati alle policies, ma potete farlo facilmente voi).
I cattolici sono il 22% della popolazione degli Stati Uniti, mentre il 33% è protestante. In totale due terzi degli americani sono cristiani. Quello cattolico è un elettorato che ultimamente tende a premiare i Repubblicani. Nel 2016 la maggioranza dei cattolici ha votato per Trump, nel 2020 per Biden, mentre oggi secondo Pew Research Center voterebbero Trump di nuovo.
La vittoria di Biden possiamo però considerarla un caso particolare, visto che l’attuale presidente è il primo inquilino della casa bianca cattolico dai tempi di John Fitzgerald Kennedy. La quasi totalità dei presidenti è infatti protestante, così come lo sono Trump e Harris.
Tutto il resto: Billie Eilish, il voto nello spazio, l’effetto dibattito, il peso dei vice, una brutta storia per i Repubblicani in North Carolina ed è tutta colpa dei californiani
👩🏻🎤 Dopo Taylor Swift anche Billie Eilish (119 milioni di follower su Instagram e 105 milioni di ascolti mensili su Spotify) ha detto che voterà per Kamala Harris.
🚀 Due astronauti che da mesi sono bloccati nello spazio potranno votare alle elezioni, con una procedura a loro dedicata dalla NASA. Notizia che farà invidia a chi vorrebbe votare facilmente da fuori sede.
🤺 Come vi anticipavamo nella scorsa newsletter, Harris ha sì vinto il dibattito, ma difficilmente questo le avrebbe conferito un grande vantaggio nei sondaggi. Secondo FiveThirtyEight ha guadagnato mezzo punto nella media nazionale.
🧔♂️ Le prime settimane di J.D. Vance da candidato vice di Trump non sono state brillantissime, e secondo Pew Research Center è decisamente meno popolare di Walz, il candidato vice di Harris, soprattutto fra i giovani e gli afroamericani.
💻 Il candidato governatore dei Repubblicani in North Carolina, secondo un’inchiesta della CNN, avrebbe in passato scritto commenti inappropriati su un forum dedicato alla pornografia. Uno su tutti: “sono un nazista nero”. La North Carolina è considerata uno stato chiave alle presidenziali, ma tutti i recenti sondaggi sostengono che i Dem vinceranno la sfida per eleggere il governatore.
🐻 Perché i Dem vanno meglio nel voto popolare che nell’electoral college? Nate Silver dà una risposta sbrigativa ma vera: i Democratici hanno due grandissimi stati in cui stravincono, California e New York. Anche i Repubblicani hanno due grandissimi stati in cui vincono (ormai) sempre, Texas e Florida. Ma i Dem in California vincono di 30, il GOP in Texas vince di 6. Tutti quei voti in surplus in California, insomma, danno vita a questa distorsione.
Ulteriori letture
Questa settimana è stato sventato un nuovo presunto tentativo di attentare alla vita di Donald Trump. Un uomo è stato arrestato prima che potesse sparare un colpo. Ecco cosa sappiamo, dal New York Times.
Più che una lettura un gioco: Pew Research ha creato un tool con cui capire se in differenti stati o regioni degli USA saresti povero, ricco o nella classe media. Ad esempio una famiglia con un figlio a San Francisco deve avere più di 63.000 dollari di reddito per non essere povera.
Politico si chiede se Kamala Harris non stia parlando troppo poco agli elettori bianchi del manifatturiero, fondamentali per vincere nella Rust Belt.