🧓 Biden sta recuperando. Ma dove?
Nei sondaggi ora è davvero un testa a testa. Intanto Haley continua a disturbare Trump, arrivano 60 miliardi di aiuti all'Ucraina e non provate a parlate di pronomi ai giovani Repubblicani.
In questa newsletter vi parliamo spesso di sondaggi nazionali e fra le righe potreste aver intuito una cosa di cui si comincia a parlare con basi sempre più solide: forse per Biden il peggio è passato.
Non che i sondaggi siano entusiasmanti per il Presidente in carica, che rimane molto impopolare. Ma si inizia a vedere qualche miglioramento. Quando abbiamo iniziato 270, nella media dei sondaggi elaborata da Real Clear Polling Trump era avanti di circa due punti, ed è arrivato anche ad avere un vantaggio più ampio verso la fine di gennaio. Oggi lo stesso aggregatore di sondaggi dà Trump davanti di appena lo 0,2%. Praticamente un pareggio.
Solito disclaimer necessario (ma ormai lo sapete): il voto nazionale aiuta a capire l’andamento generale dell’elezione, ma non è decisivo. Decisivo è il voto nei singoli stati e la storia recente ci ha ricordato più volte che ai Dem probabilmente non basterà essere avanti di mezzo punto o un punto nel voto popolare, ma servirà qualcosa di più. O forse no.
Dove ha recuperato Biden?
Un segnale forte l’ha dato il sondaggio di Siena College per il New York Times uscito circa due settimane fa. Si tratta di una delle fonti più autorevoli quando si parla di sondaggi politici negli Stati Uniti e anche per questo questi dati sono guardati con grande attenzione.
Due mesi fa lo stesso istituto dava Trump 5 punti avanti, a metà aprile invece il vantaggio dell’ex Presidente era di appena un punto.
Ma dove ha guadagnato questi voti Biden? Per certi versi possiamo dire che ha riportato a casa i suoi elettori. Ad esempio, ha guadagnato ben 16 punti su Trump nel voto delle donne, un elettorato tendenzialmente favorevole a Biden ma che due mesi fa si divideva alla pari fra i due sfidanti.
Cresce anche fra le minoranze, come gli afroamericani, ma soprattutto fra i latinoamericani, gruppo quest’ultimo che già nel 2020 riservò alcune brutte sorprese a Biden. Nel sondaggio di due mesi fa, fra i latinos Biden era solo al 40%, nell’ultimo invece è salito al 50%.
Cresce inoltre nell’elettorato urbano e suburbano, quest’ultimo considerato un target particolarmente importante. Già quattro anni fa si parlò tanto di quanto furono decisivi i suburbs e ancor più le donne nei suburbs, che rappresentavano un ceto medio-alto che poteva permettersi di votare contro il proprio interesse economico per andare contro un candidato che però trovava poco digeribile (un dato da questo sondaggio: il 68% delle donne pensa che Trump non rispetti le donne, una percentuale molto più alta delle donne che votano Biden). In queste aree Biden passa dal 46% al 51%.
Come abbiamo detto, non è un elettorato nuovo per Biden, ma sono le varie componenti della sua “coalizione” che tornano al proprio posto. Abbiamo la riprova nell’incrocio fra il voto del 2024 e quello del 2020: se due mesi fa Biden otteneva l’83% fra i suoi elettori delle scorse elezioni, oggi prenderebbe l’89%.
L’unica componente che ancora sembra fredda è quella dei giovani. Biden, secondo il sondaggio del New York Times, è ancora testa a testa con Trump fra gli under-45.
Ne parleremo meglio in una delle prossime puntate, ma c’è anche da ricordare che il recupero di Biden sembra più visibile nei sondaggi nazionali che in quelli stato per stato - che sono, in fondo, quelli più significativi.
Stenta anche a migliorare un altro indicatore importante, il giudizio sull’operato del Presidente. Nell’ultimo sondaggio Siena/NYT il 38% degli americani approva il modo in cui Biden sta svolgendo il suo ruolo, mentre due mesi prima era il 36%. Sempre poco.
Ma quindi Biden è favorito? Forse è ancora presto per dirlo. Secondo Real Clear Politics l’aggregatore delle quote delle agenzie di scommesse dà sì Biden avanti, ma veramente di un niente.
Il Congresso ha sbloccato i fondi per Ucraina e Israele
La notizia della settimana è che il Congresso, dopo un lungo tergiversare, ha approvato un enorme pacchetto di aiuti militari e umanitari per i propri alleati, in particolare Ucraina, Israele e Taiwan. Fino ad ora erano stati i Repubblicani a bloccare gli aiuti a Kiev, sia per motivi di strategia politica, sia per motivi di consenso: gli elettori di Trump non sono infatti particolarmente d’accordo, secondo un recente sondaggio di YouGov.
E se i Repubblicani non sono entusiasti degli aiuti all’Ucraina, i Dem non vanno matti per il sostegno militare a Israele.
Quando parliamo di un enorme pacchetto di aiuti parliamo di oltre 60 miliardi di dollari solo per l’Ucraina. Per fare un confronto, l’UE ha appena approvato un pacchetto da 5 miliardi, un dodicesimo.
Nelle scorse settimane è uscita anche una ricerca di Pew Research sulle priorità degli elettori quando si parla di politica estera. Risulta molto divisiva la lotta ai cambiamenti climatici, mentre Dem e GOP sono d’accordo sul contrasto al terrorismo e alla diffusione delle armi di distruzione di massa.
Promuovere la democrazia all’estero risulta invece poco interessante per tutti gli elettorati e infatti noterete che gli USA sembraimpegnano molto meno su questo fronte rispetto a 20 anni fa.
Tutto il resto: Trump in tribunale, il ritorno di Haley e il brutto rapporto fra i Repubblicani e i pronomi
⚖️ Nella scorsa newsletter vi avevamo aggiornato sul processo a Donald Trump per il caso dell’uso di fondi elettorali per pagare il silenzio dell’attrice Stormy Daniels. Ma è davvero così rilevante? Forse non quanto i processi legati alle elezioni e al 6 gennaio 2021, ma secondo il già citato sondaggio del New York Times un elettore di Trump su quattro la ritiene una questione seria e il 10% pensa che Trump sia colpevole.
🔴 Anche se non ve ne parliamo più le primarie stanno andando avanti e il 23 aprile si è votato in Pennsylvania, stato chiave delle presidenziali. Haley, che si è ritirata ormai da tempo, ha ottenuto un significativo 16,5% con percentuali considerate preoccupanti per Trump in alcune contee suburbane.
⚥ Spesso si sente dire che i giovani sono molto più aperti rispetto alle generazioni più anziane quando si parla di questioni di genere. Può darsi, ma dipende molto anche dalle scelte di voto. Ad esempio quasi la metà dei giovani elettori Repubblicani pensa che le donne siano troppo promiscue, per uno su quattro le donne dovrebbero pensare ai figli prima che al lavoro e non iniziamo neanche a parlare dei pronomi.
Altre letture
Se Trump dovesse perdere causerebbe un’altra rivolta come quella del 6 gennaio 2021? Ne scrive il Washington Post analizzando i sondaggi e i poteri che avrebbe oggi, non essendo più Presidente.
Come fanno i sondaggisti a scovare gli intervistati truffaldini? Qualche idea, su 538.
Il Tik Tok ban è legge, ma ora arriva la parte più complicata, secondo l’Atlantic: applicarlo.